Natale dei diritti
Il 10 dicembre in tutto il mondo è stata celebrata la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Per l’...
Con l’aiuto del direttore del quotidiano Alto Adige ripercorriamo insieme i fatti più importanti del 2024, gettando uno sguardo anche sulle più importanti aspettative per l’anno nuovo che si avvicina.
Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con la retrospettiva che vi proponiamo ripercorrendo i fatti più importanti di questo 2024. Come sapete i periodici QuiMedia non si occupano direttamente di politica nonché di cronaca nera e giudiziaria, ma tali fatti riaffiorano per forza di cose assieme alle altre notizie salienti quando nel corso del mese di dicembre ci sediamo a un tavolo assieme a un collega giornalista per tracciare una sorta di bilancio dell’anno che si sta per chiudere. Quest’anno abbiamo deciso di farci accompagnare da Mirco Marchiodi, il nuovo direttore del quotidiano Alto Adige subentrato ad Alberto Faustini nello scorso mese di maggio. Con lui abbiamo cercato di identificare i momenti più significativi di questo 2024, quelli che a nostro avviso sono riusciti in un modo o nell’altro, nel bene e nel male, a lasciare il segno.
L’INTERVISTA
Iniziamo dalla stretta attualità. Lo scandalo Benko-Hager sta davvero scuotendo questi ultimi giorni del 2024…
Sì, rischia di essere il fatto dell’anno, anche se nel 2024 di cose ne sono successe tante, in realtà. Ad esempio l’accordo di governo in provincia tra SVP e Fratelli d’Italia è stato un passaggio davvero epocale per l’Alto Adige. La scoperta del ”sistema” Hager è altrettanto epocale perché rischia di avere conseguenze enormi, ma in realtà di scandali nel nostro territorio ne abbiamo già avuti, ad esempio con SEL e prima con Tangentopoli, quindi la cosa è meno inedita. A livello internazionale la rielezione di Trump è un altro fatto importante che finirà per avere conseguenze ovunque, anche in Alto Adige. Lo stesso vale per la crisi che si è profilata in Europa. Ci sono state le elezioni europee, ma a pesare di più sono le crisi politiche in Francia, Germania e Austria, tutti paesi vicini a noi. Le loro crisi indeboliscono di molto il continente in cui viviamo e quindi anche noi. Rispetto agli Stati Uniti di Trump, la Cina e la Russia, rischiamo anche noi di essere l’anello debole in quanto parte dell’Italia e dell’Europa. Basti guardare la crisi dell’auto in Germania e l’effetto a catena che si sta producendo in questo periodo in Italia e anche da noi. In Alto Adige abbiamo un indotto legato all’automotive che impiega tra i 10 e i 15 mila addetti e ci sono aziende importanti che rischiano di andare in crisi per mancanza di commesse, con la conseguenti cassa integrazione e licenziamenti. Significa perdita di ricchezza per il territorio; attualmente abbiamo un bilancio record della provincia di 8 miliardi ma se l’economia inizia ad andare male, le risorse pubbliche per forza di cose sono destinate a diminuire.
In Alto Adige però il turismo tira ancora tantissimo, lo abbiamo visto anche in questi ultimi giorni con gli arrivi in massa per i mercatini di Natale.
Premetto che il turismo come tutti gli altri settori economici naturalmente è fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio. Ma va ricordato che il turismo conta solo per un 10-12 % del prodotto interno lordo altoatesino. Insomma: è una parte importante ma non è in nessun modo maggioritaria. Le industrie e il manifatturiero, con le tante ditte artigiane che spesso hanno sede nella tanto bistrattata zona di Bolzano Sud, contano da soli per un 25%. Poi c’è il commercio con il suo 10-12 %, e così via… La nostra fortuna, in Alto Adige, è di avere un’economia equilibrata che non dipende da un unico settore e questo anche in passato è stato un grande vantaggio. Lo si vede anche dai numeri dell’occupazione.
Questo è un altro tema delicato, noi soffriamo sempre di più del problema opposto rispetto a quello della disoccupazione.
La piena occupazione naturalmente è un bene, ma c’è l’altra faccia della medaglia. Come quotidiano ce ne siamo occupati tanto quest’anno. Mancano occupati in tutti i settori e a tutti i livelli. Fino a poco tempo fa mancava solo la manodopera qualificata, ma ora manca tutto, persino nel turismo, nelle pulizie e naturalmente nei nostri ospedali. E con il cambiamento demografico nei prossimi anni sarà sempre peggio.
Ci vorrebbe un approccio politico ad hoc, per riuscire ad affrontare questo grande problema e trovare delle soluzioni per risolverlo.
C’è un numero che dice tutto. Negli anni ’50 e ’60 le nuove nascite in Alto Adige raggiungevano quota 8.000 ogni anno, mentre ora siamo a meno di 5.000. Gli 8.000 degli anni ’50 e ’60 ora stanno per andare in pensione e al loro posto subentrano i 5.000 che però sono pochi. Quindi nel giro di 10 anni ci mancheranno 25/30mila persone nel mercato del lavoro. Ci vuole un approccio nuovo, potremmo portarli da fuori ma…
Appunto: portare qui lavoratori da fuori deve essere sostenibile sotto diversi punti di vista, primi fra tutti i salari, il costo della vita e i prezzi degli alloggi. Per non parlare del consenso politico per alcuni partiti che si oppongono all’immigrazione.
Esatto. Ci sono diversi piani sui quali occorre lavorare. Una cosa è certa: abbiamo bisogno fin da subito di forza lavoro che venga da fuori, a prescindere dalla sua provenienza. E la politica non riuscirà a bloccare questo meccanismo. Ci sono degli aspetti sociali da affrontare, questo è certo. E l’integrazione che necessita e necessiterà in futuro non è solo linguistica, ma appunto anche sociale. è un compito che spetta a tutta la società, non solo alla politica. Poi c’è la questione abitativa, che è davvero un grosso problema.
Lì siamo arrivati ad una saturazione completa, in particolare a Bolzano. E le difficoltà non riguardano solo i lavoratori qualificati che vengono da fuori e le loro famiglie, ma anche i giovani altoatesini che lavorano qui e vogliono rendersi indipendenti, magari costruendosi una famiglia. E sappiamo quanto questo è importante per il futuro di tutti noi.
La situazione è insostenibile e come abbiamo visto sul nostro giornale ormai tutti segnalano questa cosa. Lo dice l’università, lo dicono le imprese, lo dicono i sindacati, lo dicono le associazioni di volontariato, lo dice la stessa politica. Sul fatto che i costi degli alloggi siano diventati insostenibili siamo tutti d’accordo. Adesso però bisogna trovare un modo per uscirne. Ci vuole un approccio nuovo. Ci vogliono nuovi terreni ma anche un modo diverso di costruire che tenga in considerazione il fatto che le esigenze delle famiglie sono diverse oggi rispetto a quelle dei decenni scorsi.
Parliamo di overtourism, fino a qualche anno fa non sapevamo neanche cosa volesse dire…
Il fenomeno è stato massiccio anche in passato, ma la cosa nuova di quest’anno è la percezione negativa della popolazione locale verso il turismo. In determinate zone della provincia siamo arrivati oggettivamente a dei livelli difficilmente sostenibili. I numeri di per sé sono impressionanti. Se noi pensiamo ai più di 36 milioni di pernottamenti all’anno, questo vuol dire che noi ospitiamo ogni giorno in Alto Adige come media 100.000 turisti. è lo stesso numero degli abitanti di Bolzano.
Anche qui: uno può fare i calcoli e dire che in realtà abbiamo tantissimi alberghi per ospitarli, ma questo ad esempio non vale per il capoluogo dove i turisti sempre di più occupano gli alloggi che appunto vengono a mancare nel mercato per i residenti.
Proprio così.
Poi c’è il tema della nuova povertà. Oggi ci sono tantissime persone, nella nostra provincia benestante, che in realtà pur lavorando fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. C’è uno squilibrio sempre maggiore?
Le diseguaglianze in Alto Adige non sono così marcate come in altri territori, però si registra un aumento delle persone che fanno fatica. Spesso il problema è causato dal caro casa che si riflette sui mille ambiti della nostra vita, perché ad avere prezzi esorbitanti non sono solo gli alloggi ma anche i luoghi dove hanno sede le imprese, anche quelle più piccole come i bar che poi appunto aumentano il prezzo del caffè, ad esempio.
La sanità in Alto Adige continua ad avere una serie di problemi. Molte speranze erano state riposte nel nuovo assessore provinciale competente, per una volta almeno davvero competente in materia. Ma la strada da percorrere sembra ancora lunga.
Qualche segnale di buona volontà c’è stato, ma come per tutte le cose cambiare è difficile. Il nuovo assessore Messner è arrivato con tante idee ma si sta scontrando con la difficoltà di ottimizzare un sistema che ha una lunga storia. La buona volontà c’è ma in concreto facciamo molta fatica a vedere oggettivi miglioramenti.
Ci sono poi i temi della sicurezza, percepita e reale, e dell’ordine pubblico. Ma anche della sicurezza sul lavoro.
Dalle lettere che arrivano al giornale vedo che il tema della sicurezza tocca davvero molte persone. La situazione è diversa tra i grandi centri, come Bolzano e Merano, e il resto della provincia. Nelle città i cittadini hanno percepito un aumento della microcriminalità, ma andando a vedere i dati non è vero che l’Alto Adige si sta trasformando nel Bronx. Le forze dell’ordine in ogni caso quest’anno hanno fatto sentire molto di più la loro presenza nel territorio, anche per favorire la collaborazione da parte dei cittadini e farli sentire ascoltati.
Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro il grave incidente di giugno all’Aluminium di Bolzano è stato uno degli avvenimenti più tragici in questo senso. Bisogna fare di tutto perché questi incidenti non si verifichino, investendo su formazione e sicurezza. L’attenzione è alta ma non è mai abbastanza, così come non è mai abbastanza anche la prudenza che prestiamo sulle strade.
Nei mesi scorsi si è parlato anche del modello scolastico, che ha un po’ scricchiolato sulla scia della proposta di creare una classe composta da soli bambini con una non sufficiente padronanza della lingua tedesca in una scuola elementare del capoluogo. Sono stati segnali nuovi nell’ottica che bisogna cominciare a pensare di mettere mano al nostro sistema scolastico?
La società sta cambiando e quindi ha esigenze diverse. Tanti ambiti sono ancora legati al passato e la scuola è da sempre uno di quelli che si toccano di meno, quindi facciamo fatica ad adeguarci ai cambiamenti che obiettivamente noi non potremo fermare. Le nostre scuole saranno sempre più “colorate” e si tratta di uno sviluppo inevitabile che senz’altro non potremo fermare erigendo muri, anche perché i cambiamenti poi i muri li abbattono, come sappiamo bene. La cosa positiva del tentativo di forzatura è che è partita una discussione in merito.
Poi ci sono state le elezioni comunali a Laives…
Le elezioni lì sono state un segnale di rottura rispetto al passato, su due fronti in particolare. Innanzitutto la comunità di lingua italiana ha perso il sindaco e questo è stato causa delle divisioni nel gruppo italiano. C’è stata una frammentazione incredibile sia nel centrodestra che nel centrosinistra italiani e questo ha portato all’elezione di un sindaco dell’SVP, anche se sappiamo che la comunità di lingua tedesca di Laives è assolutamente di minoranza rispetto a quella italiana. Non penso che la stessa cosa possa accadere anche a Bolzano, perché i rapporti di forza tra i gruppi sono abbastanza definiti. A Merano invece la composizione linguistica è molto più equilibrata e il prossimo anno potrà succedere di tutto. A Laives di fatto si è replicata a livello comunale l’alleanza tra SVP e Fratelli d’Italia varata l’anno scorso in Provincia. è un’alleanza che si sta muovendo anche ai massimi livelli, basti vedere i rapporti tra il presidente Kompatscher e la premier Meloni sulla riforma dello statuto di autonomia.
C’è poi la natura che bussa, con i cambiamenti climatici. E poi nel 2024 si è parlato molto ancora del tema della gestione dei grandi carnivori.
Ne abbiamo scritto molto: gli eventi atmosferici sono sempre più violenti anche da noi. Si tratta di un tema che non scalda molto i lettori, però bisogna farci i conti, a tutti i livelli e in tutte le stagioni. In futuro ci saranno ulteriori cambiamenti, non solo climatici ma anche economici e sociali. Il tema dei grandi carnivori ha invece toccato più il Trentino, con tre orsi abbattuti. Da noi gli orsi quest’anno sono stati meno presenti ma è invece molto presente la tematica del lupo, che stanno cercando di affrontare a livello europeo.
La città di Bolzano dal canto suo resta ferma anche se ci sono tanti lavori in corso. La viabilità resta incastrata, per non parlare delle grandi opere ferme al palo e l’espansione edilizia quasi impossibile…
Anche su queste cose se n’è discusso molto, ma si è risolto molto poco. Bisogna anche considerare che i bolzanini hanno la lamentela facile. Quando anche solo piccole cose vengono decise, poi fioccano subito le lettere contrarie che arrivano al nostro giornale. Non si accontenta mai nessuno: basti pensare a quello che avviene per le nuove ciclabili o per il Park Vittoria. Resta il fatto che non è giusto che il capoluogo abbia gli attuali problemi di alloggi, viabilità e infrastrutture. E le elezioni alle porte non aiutano: l’amministrazione resterà bloccata nei prossimi mesi e tutti saranno concentrati sulla campagna elettorale.
Poi c’è lo sport. Sopra tutti calcio, hockey e… Sinner.
Sinner è stata forse la notizia dell’anno, o per lo meno una delle più importanti. Questo ragazzo di poco più di 20 anni quasi ogni giorno ci ha dato da scrivere, e mai per notizie di poco conto. Ci sono stati record su record. Siamo partiti dalla fine del 2023 con la prima vittoria in coppa Davis, ma poi non si è più fermato ed è diventato il numero uno. La provincia di Bolzano ha avuto tanti sportivi al primo posto del mondo, ma mai in uno sport di primo livello mondiale come il tennis. Sinner è comunque rimasto un ragazzo molto semplice nel senso buono del termine.
Possiamo dire che Sinner sia diventato uno dei simboli mondiali del fair play?
Assolutamente sì. C’è stato anche il caso doping, che non è chiuso, e anche lì Sinner si è dimostrato molto maturo e trasparente. Per il calcio abbiamo vissuto le montagne russe e quelle attuali sono le settimane più difficili per la salvezza in serie B. Va detto che nessuno ad inizio stagione si sarebbe aspettato queste difficoltà. Nell’hockey quella dei Foxes invece è una situazione opposta: anche in questa stagione la nostra squadra di hockey si sta dimostrando in grado di poter lottare per i primissimi posti.
Com’è stato fare un quotidiano in questi mesi? Quali le principali motivazioni, ma anche gioie e dolori?
Prima di rispondere voglio ricordare i fatti di cronaca nera più importanti di questo 2024. Entrambi hanno toccato la val Pusteria, tra l’altro in simultanea. Sto parlando del doppio omicidio di San Candido e il giallo della motosega a Terento. Hanno toccato molto i lettori, non solo quelli della Pusteria.
La quotidianità che viviamo in Alto Adige, che va dai trionfi di Sinner agli scandali politici degli ultimi giorni, ti fa svegliare la mattina pensando che ci sarà senz’altro qualcosa da raccontare ai lettori. Questo va fatto nel modo migliore e più corretto possibile ed è davvero una sfida per noi come giornale. L’altra faccia della medaglia è che questa quotidianità non ti abbandona mai e non ti dà modo di respirare: mandato in stampa un giornale bisogna infatti subito pensare al giorno dopo. La nostra fortuna è quella di vivere, nonostante tutte le difficoltà, in un territorio che sta ancora meglio rispetto a molti altri intorni a noi. Questa è una cosa a cui tengo molto: fanno sempre più notizia i fatti negativi ma – senza nascondere i problemi, le difficoltà e il malaffare che in qualche caso affiorano – bisogna anche raccontare l’Alto Adige che funziona.
Ogni giorno per noi si ripresenta anche la sfida di rilanciare il nostro ruolo di giornalisti, offrendo un’informazione di qualità che sappia imporsi rispetto alle voci, alle approssimazioni e – soprattutto alle fake news. D’altronde è anche compito dei cittadini scegliere di informarsi come si deve, privilegiando l’autorevolezza, laddove questa venga identificata.
Sono perfettamente d’accordo. Colgo l’occasione per ricordare che il quotidiano Alto Adige il 24 maggio del 2025 compirà 80 anni. Con il suo impegno di qualità e affidabilità l’Alto Adige accompagna gli altoatesini fin dal 1945 e questa storia già di per sé è segno di autorevolezza.
Autore: Luca Sticcotti
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