“Da grande farò l’architetten”

Attualità | 18/5/2023

Nata a Bologna nel 1984, Sofia Bonvicini è un’architetta traferitasi da poco a Bolzano. E’ figlia di Franco Bonvicini – in arte Bonvi – uno dei più grandi fumettisti d’Italia conosciuto per la sua serie a strisce Sturmtruppen. Dal 26 maggio al 7 giugno presso la Waag in Piazza del Grano sarà ospitata la mostra “Sturmtruppen a Bolzanen”, organizzata in occasione del festival ArtMaySound. 

“Un aneddoto divertente di quando sono nata è che mio padre mi mise subito in mano una matita. In quel momento scrisse il mio destino. Mi è sempre piaciuto disegnare e cercando il mio posto nel mondo ho trovato nell’architettura il posto dove poter esprimere la mia creatività. Finita la scuola ho iniziato a studiare architettura a Ferrara, ma la passione del disegno c’è sempre stata.
È morto quando avevo undici anni ma attraverso il disegno riesco a ricollegarmi a lui. È un modo per ricordarlo.
Sono molto legata al mondo del fumetto quanto a quello dell’architettura. Anche perché le due cose sono molto collegate: quando ti immagini una storia a fumetti devi dargli un contesto che è ciò che fai in un progetto d’architettura.”

Che cosa ti ha portato a Bolzano?

Sono approdata a Bolzano per la prima volta nel 2021 e mi ha colpito da subito la sua aria internazionale. Si respira un’aria diversa qua a Bolzano. Avendo sempre vissuto tra Milano e Bologna cercavo un posto che mi permettesse di crescere a livello professionale in un ambiente più europeo. Per certi versi credo che Bolzano sia molto più europea di Milano. Ho anche una mia cara amica che abita a Bolzano e che ho conosciuto in università; quindi, c’è anche questo fil rouge che mi collega alla città. Qua a Bolzano c’è un modo più umano di vivere. Poi i problemi ci sono anche qui, come è normale che sia, i problemi ci sono dappertutto. Però questa natura molto forte e selvaggia, a due passi da casa è qualcosa di fantastico. Un posto strano che mi ha incuriosita molto. Spero di restarci a lungo.

Quanto è importante per te far rimanere vivo il ricordo di tuo papà?

Mio papà è stato un uomo incredibile, io lo chiamo un super uomo, ma non lo dico perché era mio padre. Era un uomo con un codice d’onore, con una cultura molto vasta, un modo di approcciarsi alla vita e alle persone molto umano, molto umile. Non esistevano distinzioni di ceppo sociale per lui. Si definiva un anarchico, tra virgolette, scevro da condizionamenti politici. Anarchico non in modo violento, ma in modo intellettuale. Per me è un modello d’ispirazione, che io stessa cerco di seguire.
Seppur avendo passato poco tempo con lui, abbiamo passato dei bellissimi momenti, anche perché eravamo molto affini. Sin da piccolina mi piaceva disegnare e lo facevo spesso insieme a lui, già lo aveva capito che c’era il disegno dentro di me. Mi reputo molto fortunata, ci sono persone che hanno avuto il papà per tutta la vita; eppure, non riescono a ricordare dei bei momenti insieme. 

Che messaggio vuole lasciare Bonvi alla nostra società?

Fa riflettere le persone, è un fumetto trasversale, sia per piccini che per adulti.  La risata è un modo che usa per far pensare le persone, fargli venire dubbi, facendoli sempre divertire. Alla fine Sturmtruppen è un fumetto che narra le disavventure di un esercito, formato da singoli soldati, che combattono contro un nemico che non si vede mai. Che lottano cioè, contro sé stessi. Affronta temi sociali, la borghesia, il bullismo, l’amore, l’omosessualità, la morte. Negli anni Settanta non si trattavano apertamente questi temi, alcuni di questi erano dei tabù.
Al giorno d’oggi (anche grazie al mondo dei social) veniamo bombardati di contenuti, ma sono contenuti poveri, sono “scatole vuote”, non ti dicono nulla: non ti lasciano spunti di riflessione, ma le subisci passivamente. Per questa ragione occorre fare un passo indietro e domandarsi “di tutto ciò che assorbo che cosa ha ancora valore?”
Secondo me è importante leggere Sturmtruppen per questo motivo qui. Nell’arco di tre vignette, ti fa riflettere o ti lascia un bel ricordo, o ti fa sorridere o ti genera malinconia. In un’epoca così ricca di scatole vuote, le scatole veramente piene sono da tutelare.

Tuo papà ti hai mai dedicato una striscia?

Sì! È capitato diverse volte, ho dei bellissimi fumetti che conservo a casa mia tipo “La piccola Sofia che va a scuola” e sono dei bellissimi ricordi che mi porto di lui. Strisce vere e proprie no, negli ultimi capitoli ogni tanto si incontra qualche personaggio che ha delle mie somiglianze. Mi ricordo però sempre molto volentieri di una striscia che venne pubblicata negli anni ‘70, che sicuramente non mi ha potuto dedicare perché non ero ancora nata ma mi rimane nel cuore. Mi ci rivedo – risata.

Qual è il ricordo più bello che hai di lui?

Ne ho tantissimi, ma il più bello è legato ad un rumore, la più dolce delle melodie, lo scricciolo del suo pennino a china che incideva i fogli di carta Schoellershammer. Ero piccolina e dormivo assieme a mio fratello in studio da papà e lo sentivo lavorare, mi piaceva addormentarmi e svegliarmi con questo rumore. 

Autore: Niccolò Dametto COOLtour

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