Un’atmosfera quasi natalizia, con delle lanterne appoggiate attorno alle fontane di Salorno per illuminarle e per riscaldare, metaforicamente, le voci dei coristi del Coro Bassa Atesina, che si sono esibiti con un programma di brani tematici.
// Di Daniele Bebber
Una cinquantina in tutto, ad occhio, i cittadini prevalentemente salurneri che hanno voluto ascoltare la magia dei “Canti alle fontane”, iniziativa nata su per giù quattro anni fa, per omaggiare Santa Cecilia. “L’idea era quella di riportare i canti della tradizione con un concerto itinerante in giro per il paese e, al contempo, cambiare un po’ quest’idea del classico palcoscenico statico dentro ad una sala polifunzionale (che a Salorno manca). Soprattutto avevamo la necessità di offrire qualcosa di nuovo riguardo la celebrazione di Santa Cecilia”, afferma Lorenzo Girardi attuale presidente del coro Castel Bassa Atesina.
Un primo esperimento in merito in realtà è stato fatto quattro anni fa ed è piaciuto a tal punto da riproporlo anche l’anno successivo. “L’idea delle fontane nasce dal fatto che il nostro paese ne ha davvero tante”, rivela Girardi. Ma nella serata in questione ne sono state visitate solamente cinque, le più note e le più prestanti, per poter essere inserite in un circuito pensato per permettere agli avventori di spostarsi in sicurezza, ovvero dotate di spazi per accogliere i presenti.
Dopo i prim canti alla partenza in piazza Cesare Battisti, il coro ha proposto in piazza Municipio brani sul tema della guerra (un tema ricorrente nei canti di montagna). Davanti alla chiesetta di Loreto è stata invece omaggiata la madonna, per arrivare poi in piazza Sant’Andrea con canti tradizionali appositamente composti per il coro.
Questa è solo l’ultima delle iniziative ideate da un gruppo musicale che affonda le proprie radici nel 1968. “In origine la formazione si chiamava coro del Castel di Salorno, e la sua nascita risaliva addirittura al 1938, sull’idea di una frangia del coro parrocchiale”.
Presidente Girardi, c’è stata una scissione?
No, semplicemente la storia ci spiega che alcuni elementi sentivano l’esigenza di far parte di un coro di montagna.
E poi cos’è accaduto?
Il coro ha prevedibilmente iniziato ad espandersi, accogliendo gente da Ora e da altre località fino a Trento. Per questo motivo il nome è cambiato, diventando per appunto Coro Castel Bassa Atesina.
Attualmente com’è composto l’organico?
Dopo quest’ultimo periodo, piuttosto complicato per noi come molte associazioni, dal punto di vista dell’organico non abbiamo subito perdite ingenti. Siamo 23 elementi più la maestra Jessica Nardon. L’organico è variato molto negli anni. Nonostante non siamo un gruppo molto esteso rispetto ad altri, una cosa che ci rincuora sta nel fatto dell’essere una delle compagini con la più alta percentuale di giovani. Circa il 50% è sotto i 35 anni d’età e non è un fatto così scontato per un coro di montagna. Dall’altra abbiamo con noi anche la compagine dei coristi storici, il più anziano ha 89 anni, e questa è una cosa che trovo interessante.
Perché?
La convivenza fra generazioni così distanti non è sempre facile.
Quali sono i vostri impegni di maggior spessore?
Se consideriamo il repertorio pre-covid, si potrebbero dividere gli impegni in ricorrenze annuali, trasferte ed eventi particolari e sporadici. Svolgiamo alcune attività anche sul territorio comunale: generalmente il concerto di San Valentino e uno per Santa Cecilia. Poi c’è il Castello di Salorno nel periodo pre-estivo e l’impegno natalizio con il concerto d’avvento. Nei paesi paesi limitrofi, ci sono poi il concerto d’avvento a Cortina d’Adige e un altro impegno a cui siamo sempre stati invitati è la rassegna corale di Magré, alla quale teniamo particolarmente. Prima che arrivassi io sono stati fatti tanti viaggi per concerti in molti paesi europei. E abbiamo partecipato a diversi gemellaggi.
Come vedete il futuro?
La forza di un’associazione sta nella proposta della propria attività e nell’alimentare il proprio spirito nel farla. Prevediamo di avvicinarci maggiormente anche alle scuole.