C’era una volta e c’è tutt’ora, in continua evoluzione, il “Progetto integrazione” a Salorno. Ideato cinque anni da parte della Provincia parallelamente all’istituzione dell’Ufficio integrazione, il progetto ad oggi è una solida realtà che sta riuscendo nel proprio intento di far interagire persone giovani e meno giovani, per circa il 25% di diverse etnie, in una grande comunità fatta di rispetto reciproco.
Certo, la cosa scritta così pare proprio una fiaba, ma invece è il frutto del lavoro che giorno dopo giorno la coordinatrice Sibille Bazzanella, aiutata e sostenuta dalla psicologa Alice Caldani e dall’educatrice professionale Elisa Dallapiccola, portano avanti attraverso un percorso davvero singolare nel suo genere. Intitolato originariamente “Salorno un passo avanti”, l’esperimento si è recentemente evoluto in “Convivere a Salorno”.
È stato difficile farsi notare nel tessuto sociale di Salorno?
Non ero ancora coordinatrice, ma sicuramente è stato difficile, come del resto lo è tutt’ora, perché la comunità è in continua evoluzione. Molte famiglie arrivano e rimangono, altre invece si spostano. Ma siamo convinti che la base di tutto sia la relazione.
Ad oggi, quante sono le adesioni al progetto integrazione?
Nel gruppo abbiamo tre persone che ci aiutano a stilare i progetti. Però essendo suddivisi in diversi gruppi è difficile quantificare il dato. Nel cerchio ristretto ci sono una decina di famiglie, mentre se parliamo delle persone che usufruiscono dell’iniziativa, si parla di una cinquantina/sessantina. Ma a ben pensare si tratta di numeri riduttivi, perché sono coinvolte anche le scuole.
A questo proposito, che tipo di attività e iniziative proponete?
Con le colleghe stiamo attivando dei dialoghi e degli incontri, proponendo attività di prima necessità, come ad esempio cucinare o cucire assieme, il tutto per entrare in relazione e quindi insegnare la lingua e far coesistere diversi mondi all’interno dell’abitato. Ma abbiamo fatto anche delle giornate a tema, come ad esempio una sulla sostenibilità proponendo un mercatino dell’usato in paese. Mentre nelle prossime settimane organizzeremo un evento culinario, proprio perché la cucina è un’arte che può avvicinare diverse culture. E proporremo anche una sfilata con abiti tradizionali.
Questi momenti cosa lasciano ai fruitori?
Siamo convinti che riescano a portar via una cosa davvero importante: riuscire a comunicare in una lingua che non è la loro. è fondamentale soprattutto per le donne. I ragazzi invece si dotano di metodologie pedagogiche che consentono loro di conoscere meglio sé stessi. Le stesse opportunità vengono date anche ai genitori, in questo caso per aiutarli ad includere meglio i propri figli nella comunità.
Qualche prospettiva per il domani?
L’intenzione è quella di creare un punto d’incontro per tutte le famiglie con bambini in età pre-asilo, per agganciarli da subito e poter anche dare la possibilità alle madri di costruire un solido punto d’incontro, nel quale ci sarà un accompagnamento per organizzare al meglio la quotidianità di chi ha figli piccoli. Cosa che fra l’altro stiamo attivando proprio in questi giorni.
Autore: Daniele Bebber