Una città e la sua memoria

Attualità | 2/6/2022

L’Archivio Storico della città di Bolzano è un punto di riferimento irrinunciabile per tutti coloro che desiderano conoscere il percorso che attraverso i secoli ha portato il capoluogo alla sua fisionomia attuale, urbanistica, culturale e sociale. Ne abbiamo parlato con la direttrice, cogliendo l’occasione per presentare anche due mostre sul lager di Via Resia, attive presso il Museo Civico.

// Di Caterina Longo

Carla Giacomozzi è responsabile dell’Archivio Storico del Comune di Bolzano, che cura insieme ad Aaron Ceolan. Sulla scia di una formazione da archeologa con studi a Pavia, Giacomozzi dalla metà degli anni ‘90 ha iniziato un profondo lavoro di ricerca per portare alla luce la storia del Lager di Bolzano e le mille altre vicende legate a quelle pagine di storia cittadina, nazionale e mondiale. La chiacchierata inizia parlando dell’Archivio, che si trova sotto i portici – in quella che è stata l’antica (bellissima) “sede del municipio di Bolzano, fino al 1907”- ci racconta.

Carla Giacomozzi e Aaron Ceolan

L’INTERVISTA

Cosa si trova nell’Archivio Storico?
Conserviamo, innanzitutto, il patrimonio archivistico e storico che riguarda l’amministrazione comunale – documenti, ma anche fondi fotografici, come quello relativo ai lavori pubblici. Ma non solo: riceviamo anche donazioni di fondi privati, come ad esempio quello di Franz Thaler che ci è stato donato l’anno dopo la sua morte, nel 2016 (sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, dove era stato deportato per diserzione nel 1944, in vita Thaler si è distinto come limpido e coraggioso testimone, ndr). Custodiamo poi i documenti, i libri e la documentazione fotografica della Fondazione Rasmo-Zallinger. Si tratta di un patrimonio molto vasto: siamo al lavoro per riordinarlo, parliamo di 14 mila volumi di storia dell’arte e 70 mila documenti fotografici sui monumenti del territorio. Quando il lavoro sarà terminato sarà un archivio immenso, una fonte ineguagliabile per lo studio della storia dell’arte del nostro territorio.

E qual è il documento più antico che custodite?
Un contratto di vendita per una cantina del 1223 (sorride) – un documento in cui in qualche modo c’entra il vino.

Negli anni l’Archivio Storico si è distinto a livello internazionale per un lungo e approfondito lavoro di ricerca sul Lager di Bolzano, prima pressoché sconosciuto. Come è iniziato?
Quando ho cominciato nel 1995 non c’era nulla…

L’installazione al mure del Lager in Via Resia

Ma perché, prima il Lager non era stato un tema?
La memoria è un lusso. Ci si arriva quando si è tranquilli. Preciso però che non abbiamo seguito quello che chiamo il “filo del sangue”; le torture, gli aspetti macabri. Non mi interessava la lettura politica o politicizzante, ma volevo portare alla luce una parte della storia della nostra città.

E come si è svolto questo immenso lavoro?
L’ANPI (Associazione nazionale partigiani) di Bolzano e la Comunità Ebraica di Merano sono stati i primi referenti locali a cui chiesi aiuto, a metà degli anni ‘90, per il reperimento delle informazioni sul Lager. Sono partita dalle persone, dai testimoni dell’epoca: grazie alla collaborazione con l’ANED (Associazione nazionale ex-deportati nei campi nazisti) di Milano e in particolare al loro ricercatore Italo Tibaldi (ex deportato) abbiamo ricostruito un elenco di circa 1000 nomi di persone che erano passate per il Lager. A questi nomi abbiamo quindi inviato una copia del libro “L’Ombra del Buio” con busta già affrancata e – con il nostro indirizzo – un questionario da compilare.

Avete avuto risposte?
Sì, in circa 500 ci hanno risposto. Da qui è partito anche un progetto di video interviste. Da questo primo passo, a cascata, sono stati gettati dei fili che ancora oggi, dopo 28 anni, non smettono di portarci a nuove storie, nuovi dettagli. E che continuano a toccarmi, sempre.

In una recente intervista ha detto che l’aspetto principale del suo lavoro è l’ascolto. Cosa “raccontano” quelle che alla gente comune sembrano solo delle carte?
Nel corso di questi anni di lavoro, se stai ad ascoltare, i messaggi arrivano. Sono tante le storie che sono arrivate a noi, storie legate alla città, storie delle famiglie e del lager. Storie che diventano un punto di dialogo potente con il territorio. La cosa bella è che la memoria è di tutti e questo è diventano un progetto di comunità.

Due disegni di Armando Maltagliati

LE MOSTRE

Nell’ambito degli appuntamenti di “Bolzano Città della Memoria 2022” il Museo Civico di Bolzano ospita la mostra “Volti nel Lager” con disegni e ritratti realizzati da Armando Maltagliati nei Lager nazisti di Fossoli, Carpi e Bolzano (in collaborazione con ANPI e ANED). La mostra “Il Lager in Città”, a cura dell’Archivio Storico, presenta invece fotografie, documenti originali e oggetti legati alla storia del Lager nazista di transito di Bolzano. Situato nell’odierna via Resia (civico 80), il Lager fu in funzione dall’estate 1944 al 3 maggio 1945 e vi furono deportate, secondo le fonti, almeno 11.000 persone. Del Lager rimane oggi come unico manufatto originario il muro di cinta. Sono tanti i destini e le storie toccanti che si scoprono nella mostra attraverso lettere e reperti, come ad esempio la tuta indossata durante la sua permanenza al Lager di Bolzano da Alfredo Caloisi di San Donato Milanese, deportato politico. Inoltre sono a disposizione del pubblico gratuitamente le mappe sui “I luoghi della memoria” per scoprire autonomamente le storie dietro le pietre d’inciampo in città, ma anche i luoghi e fatti del 3 maggio 1945.

Autrice: Caterina Longo

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