Per molti decenni a chi arrivava in treno alla stazione di Bolzano, attraversando la hall della biglietteria e scendendo la scalinata, la prima immagine della città che si palesava era la “fontana delle rane”.
Progettata e realizzata nel 1930 dallo scultore Ignaz Gabloner, la fontana andò a completare lo spazio urbano del parco della Stazione.
La fontana è costituita da elementi in marmo, bronzo e tessere marmoree, contraddistinguendosi rispetto alle altre fontane cittadine ma costituendone anche una sorta di continuità, dal punto di vista simbolico ed iconografico. Il basamento della vasca realizzato interamente in marmo è di forma polilobata; sulle superfici esterne compaiono festoni stilizzati, simili a quelli posti alla base dei pilastri di accesso al ponte Talvera, con lo stemma della città di Bolzano. Un pilastro centrale di forma ottagonale, posto al centro della vasca, sorregge un ampio catino marmoreo svasato, al cui centro sono poste nove anfore in bronzo, con l’aggiunta di una sulla sommità. Le anfore sono di tipo italico, su modello di quelle del primo secolo d.C. che, per inciso, erano quelle che contenevano e trasportavano il vino. Prospetticamente ed in lontananza dalla fontana si può infatti osservare la collina di S.Maria Maddalena con i suoi vigneti, mentre dall’anfora posta al centro scaturisce un forte getto d’ acqua in verticale, con forte impatto scenografico. Alla base della struttura polilobata, tre per ogni parte, compaiono dodici rane, dalle quali scaturisce un getto d’acqua che raggiunge la vasca superiore centrale. Le rane bronzee stilizzate, dalle forme quasi geometriche, rappresentano il principio fondatore dell’acqua. Caro alla divinità egizia Heket, protettrice della vita, l’anfibio nasce e cresce nell’elemento liquido, ma non ne è vincolato. Simbolo portafortuna per gli egizi, per gli altri popoli la rana è metafora del passaggio delle prove della vita, dalle quali si esce rafforzati. Il numero tre e i suoi multipli sono puramente metaforici, come avviene anche nella fontana del Nettuno di piazza delle Erbe. Tre infatti sono i corsi d’acqua che attraversano la piana bolzanina: l’Isarco, il Talvera e l’Adige, e dunque tre rane per parte gettano l’acqua nel catino centrale. Il manufatto – danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale – venne riposto in essere nel 1955.
Autore: Flavio Schimenti