L’ultimo chilometro

Rubriche | 8/4/2021

Siamo in un’epoca in cui facciamo sempre più fatica a parlare di futuro. Molte sono infatti le incognite in merito e quest’ultimo periodo di emergenza sanitaria non ha fatto che moltiplicarle ulteriormente. A ben vedere, poi, quando pensiamo al “futuro” possiamo farlo i due modi ben diversi, in grado di rivelare il significato che diamo a tale termine. Forse non molti sanno che la parola futuro deriva dal termine latino futurus, participio futuro appunto del verbo essere. Il futuro, da quel che vediamo nell’etimo, è dunque una declinazione dell’essere. 
Alcune popolazioni sudamericane, spazialmente, hanno un’idea invertita di passato e futuro: per loro il passato sta avanti, perché è noto, si vede; il misterioso futuro arriva alle spalle. E forse non sarebbe una cattiva immagine da adottare: lavora meglio il carpentiere ben presente sui mattoni posati, di quello che rimastica il progetto ultimo, assorto. Invertirebbe anche lo sguardo della discendenza: non sarebbe il padre che guarda il figlio, ma viceversa. Ciò realizzerebbe il vecchio detto della Terra che non è eredità dei genitori, ma “prestito dei figli”.
Ma torniamo a noi: quando pensiamo al futuro cosa facciamo? Facciamo riferimento a noi stessi in modo prevalente o quasi esclusivo? Oppure ci rendiamo conto che il futuro è qualcosa che va ben al di là della nostra individuale esistenza? Si tratta di una questione non da poco, dalla quale derivano scelte politiche, economiche e sociali, alle quali siamo tutti chiamati con urgenza. 
Se agli adulti che hanno in mano il volante spetta in questo momento una indispensabile predisposizione alla solidarietà intergenerazionale, non meno importante è il compito che spetta ai più giovani, chiamati a loro volta a mantenere i nervi saldi. A loro spetta il compito di essere interpreti credibili del nostro futuro, chiedendo sì spazi necessari e rivendicando diritti sacrosanti, ma anche tralasciando accuse e rivendicazioni che odorano di irresponsabilità. 
Nell’ultimo chilometro in uscita dalla pandemia le generazioni non possono fare altro che sostenersi a vicenda, approfittando in maniera matura della maggiore consapevolezza conseguita. 

Autore: Luca Sticcotti – Direttore del giornale