L’anno scolastico 2025-2026 si è aperto con un’inedita agitazione da parte degli insegnanti che in diversi istituti rischia di paralizzare tutte le attività che normalmente si svolgono parallelamente alle canoniche ore di lezione.
La protesta in corso ha delle caratteristiche singolari, anche rispetto al passato. Forse la più evidente risiede nel fatto che viene condivisa, seppur con sfumature diverse, tra le scuole di lingua tedesca e quelle di lingua italiana.
Gli insegnanti lamentano un peso sempre crescente della burocrazia che per forza di cose ricade su di loro anche per le croniche carenze di organico negli uffici amministrativi degli istituti. Ma è forte e chiaro anche il grido d’aiuto rivolto alla società tutta e alla politica: il ruolo dell’insegnante – lamentano i docenti – è sempre meno considerato nella società, e questo a fronte di un impegno che invece non diminuisce affatto. Le inquietudini crescenti nel nostro tessuto sociale e gli squilibri generazionali si ripercuotono, infatti e per forza di cose, anche sul compito educativo prima ancora che formativo, svolto dalla scuola a contatto con le fasce più giovani della popolazione, costituite da individui spesso disorientati.
Di tale complessa richiesta da parte degli insegnanti e del dibattito che si è avviato con la politica – che, lo ricordiamo, sovrintende all’organizzazione della scuola, nonché del reperimento e della gestione del suo personale – spesso si è evidenziata sui media quasi esclusivamente la richiesta di un adeguamento considerato ormai irrinunciabile dei salari al costo della vita.
Non è solo una questione di soldi, lo abbiamo già detto. Ma anche gli stipendi hanno la loro importanza in un mondo in cui la professione dell’insegnante perde sempre più appeal. I laureati che guadagnano meno sono senz’altro i docenti, non vi è dubbio, anche se in Alto Adige rispetto al resto d’Italia la Provincia interviene da anni con un contributo integrativo. Ma resta il fatto che il costo della vita non consente più deroghe a un ripensamento del sistema dei salari. Gli insegnanti delle scuole di lingua tedesca hanno poi davanti ai loro occhi il sistema austriaco, con i loro colleghi che vengono pagati significativamente di più.
L’auspicio è che non solo la politica ma la società tutta sia in grado di responsabilizzarsi in questo senso. Il prossimo passo sarà – poi – fare in modo che la scuola funzioni meglio di ora. Ma per parlarne bisogna fare in modo di arginare la fuga degli insegnanti. All’estero ma non solo.
Autore: Luca Sticcotti