Il 18 maggio 1949 il consiglio comunale di Bolzano decide che, dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale e dopo le forzature del regime fascista, c’è bisogno di ripensare e di riqualificare lo spazio urbano. Il primo atto sarà quello di tracciare un nuovo asse viario che colleghi piazza Walther con piazza Verdi e via Marconi. La nuova strada verrà chiamata via Alto Adige, come atto di convivenza pacifica dei tre gruppi etnici presenti nel nostro territorio. In diverse fasi troveranno in essa posto la Stazione delle Autocorriere, l’autorimessa, l’Hotel Alpi e altri edifici di prestigio progettati da Armando Ronca. Ma la vera rivoluzione urbana avverrà proprio nel cuore del centro storico. Nella primavera del 1950 viene demolita la dépendance degli Hotel Posta ed Europa in piazza Sernesi, oggi piazza Università. Al suo posto sorgerà il primo vero e proprio “grattacielo” di Bolzano, progettato dall’architetto Luis Plattner, che formatosi a Monaco da quella città riporterà le influenze del razionalismo tedesco. L’ edificio risentirà comunque delle indicazioni dettate da Le Corbusier e da altri architetti e urbanisti sul modello della “città verticale” ipotizzata, e in parte realizzata Oltreoceano, nel corso del XX secolo. Il corpo dell’edificio principale si innalza per oltre dodici piani, e dopo secoli stravolgerà lo skilinie della città. Fino a quella data infatti, il manufatto architettonico più alto, che lambiva i cieli di Bolzano, era la torre campanaria del Duomo. Al grattacielo vengono affiancati due corpi di edifici, dove al piano terra, troveranno posto prestigiosi negozi di moda e quant’altro. Il complesso edilizio chiamato Belvedere ha una visuale privilegiata sulla città e il suo grande attico ne fa il giusto compendio. Il gusto architettonico è tutto degli anni ‘50, ma anche le rifiniture e gli elementi di arredo ci risultano oggi, di sapore del tutto “vintage”. L’archetipo del nuovo che condurrà Bolzano verso la modernità. Ben presto tale manufatto diventerà un prototipo edilizio per tutta la nuova architettura urbana. In via Marconi Ronca, nel 1953, riproporrà un complesso edilizio analogo. A questo ne seguiranno altri, come il grattacielo di via Sassari, realizzato sempre da Armando Ronca nel 1956 per l’Istituto delle Case popolari. Una visione della città cambiata per sempre, privilegiando lo sviluppo della cubatura in verticale per lasciare maggiori spazi pubblici verdi e la possibilità di una maggiore abitabilità sociale e più umana.
Autore: Flavio Schimenti