Il mese di luglio, chissà perché, mi porta a pensare a tutti coloro che si mettono a disposizione degli altri per aiutarli in qualche modo o per prendersene cura. Lo feci già l’anno scorso, pensando al comparto sanitario che fa sempre più fatica a venire incontro alle esigenze dei pazienti. Ma anche ricordando i preti di quartiere di una volta, che erano un punto di riferimento anche solo per chiacchierare, come diceva anche Adriano Celentano nel suo “Ragazzo della via Gluck”.
In quest’estate torrida – in cui anche i rari fronti freddi valgono ormai solo come eccezione che conferma la regola – in realtà sono molte di più le categorie di persone che si prendono cura di qualcuno. Senz’altro me ne dimenticherò qualcuna. I nonni dei nipoti, i figli dei genitori, le badanti dei tantissimi nostri anziani sempre più anziani. Poi ci sono i tanti educatori e animatori, spesso adolescenti, che fanno giocare i bambini nelle tante iniziative estive che oggi sostituiscono i cortili di una volta. A prendersi cura degli altri sono anche tutti coloro che si relazionano con dei clienti e utenti, siano essi negozianti, artigiani che installano condizionatori e altro, forze dell’ordine, addetti ai servizi al pubblico nei più diversi modi.
Di questo mondo di persone che si mettono a disposizione degli altri fanno parte tutti coloro che organizzano iniziative di animazione per gli anziani ancora autosufficienti e che hanno bisogno di refrigerio e – sicuramente – anche di un po’ di compagnia. Ci sono poi i vigili del fuoco, che intervengono nelle più varie emergenze: incendi, incidenti stradali anche tragici, ma anche semplici disinfestazioni da nidi di vespe e altro. In montagna a vigilare c’è poi il soccorso alpino, sempre pronto ad intervenire.
Mi piace (ci piace?) però pensare anche che durante l’estate tutti noi siamo disposti a dare una mano, in caso di bisogno, a un vicino in difficoltà, a un bambino molto piccolo che momentaneamente non trova la mamma, o a un anziano disorientato alla fermata del bus. Spesso anche solo una telefonata o un messaggio sullo smartphone possono cambiare la giornata ad una persona in difficoltà o anche solo triste e sola.
Vacanza, forse, allora è anche fermarsi un attimo, smettere di correre per guardarci intorno e vedere se qualcuno ricerca un nostro gesto gentile, un sorriso. Scoprendo che non occorre andare chissà dove o fare chissà cosa per sentirci meglio perché abbiamo contribuito a far stare meglio qualcun’altro.
Buonismo? No, è umanità.
Teniamocela stretta.
Autore: Luca Sticcotti