Da Cipro all’Alto Adige. Cercansi scavalcatori di muri

Rubriche | 3/4/2025

C’è un’isola, nell’angolo sudorientale del Mare Nostrum, stretta tra l’Asia e l’Europa, che ha ancora il suo muro. Una “linea verde” divide a metà la capitale Nicosia. Il confine che divide i ciprioti è presidiato dai caschi blu, che non si limitano a fare la guardia, ma aprono spiragli a chi vuole guardare al di là.

“Come fate voi a sostenere credibilmente la possibilità di un nuovo ordine internazionale, se l’Europa non è in grado di risolvere uno dei suoi problemi annosi come quello di Cipro?”. Lo aveva chiesto nel lontano 1991 un giornalista ad Alexander Langer, molto prima che la piccola Repubblica entrasse a far parte dell’Unione Europea (maggio 2004). Una domanda che a tutt’oggi non ha trovato la sua risposta e non la troverà presto in questo mondo governato da folli.

La Sezione Affari Civili dell’UNFICYP (la Forza ONU a Cipro) è stata istituita nel 1998 per lavorare all’interno della zona cuscinetto tra le due partizioni dell’isola (quella greco-cipriota e quella turco-cipriota). Una storia assai diversa da quella altoatesina, ma con tratti comuni. Ci fu ad esempio un tempo in cui i due gruppi gestirono insieme il governo dell’isola, resasi indipendente dalla Gran Bretagna, basandosi su regole come la rappresentanza obbligatoria dell’altro gruppo nelle istituzioni e l’assegnazione dei posti pubblici in base a un calcolo proporzionale. A far fallire la convivenza furono i nazionalismi e le mire imperialistiche di governi totalitari.

Così la divisione provvisoria di Cipro dura ormai da molti decenni. Ne hanno fatto esperienza diretta la settimana scorsa rappresentanti delle Caritas e di Organizzazioni della società civile di una ventina di Paesi del Mediterraneo (e Corno d’Africa) all’interno del progetto PeaceMed, promosso da Caritas Italiana allo scopo di sviluppare insieme strumenti per la soluzione pacifica dei conflitti.

La Sezione Affari Civili promuove attività “intercomunitarie”. Collaborando con singole persone e con la società civile, inventa luoghi e occasioni di incontro e di scambio. È un lavoro che – come in Alto Adige – riesce a coinvolgere solo una minoranza della popolazione. Che però può essere lievito nella pasta. Pagandone qualche conseguenza.

Anche per Cipro vale ciò che scrisse Langer nel suo decalogo per la convivenza: “In ogni comunità etnica si valorizzino le persone e le forze capaci di autocritica, verso la propria comunità: veri e propri ‘traditori della compattezza etnica’, che però non si devono mai trasformare in transfughi, se vogliono mantenere le radici e restare credibili”.

Autore: Paolo Bill Valente