Quali priorità?

Rubriche | 20/3/2025

Che fine ha fatto la comunità internazionale? A molti oggi questa potrà sembrare una domanda ingenua, banale, inutile, e assurda. Specie a chi innanzitutto pensa che quanto sta succedendo in questi mesi nel mondo di fatto non abbia delle conseguenze dirette su quanto avviene nella nostra vita di tutti i giorni, qui nella nostra provincia in mezzo alle Alpi. Ma anche in secondo luogo a coloro che ormai stanno dando per scontata la fine dell’equilibrio di forze scaturito dalla fine della seconda guerra mondiale, basato sull’ampia diffusione della democrazia nell’occidente e con gli Stati Uniti a fare da garanti. Come sappiamo molta è stata l’ipocrisia e molti hanno fatto soprattutto i loro interessi, in questo equilibrio precario. Ma di fatto la democrazia in Italia, l’autonomia altoatesina concordata tra Roma e Vienna sotto l’egida dell’ONU, e poi la nascita e il progressivo sviluppo dell’Unione Europea sono stati orizzonti sicuri sui quali abbiamo basato il nostro benessere e le nostre libertà.

Negli ultimi anni e – soprattutto – negli ultimi mesi abbiamo invece percepito un cambiamento radicale di questo scenario. Con l’organizzazione delle Nazioni Unite ormai degradata a semplice spettatrice di un braccio di forza inedito che vede protagonisti tre membri permanenti del consiglio di sicurezza (Russia, Stati Uniti e Cina), che è poco definire inadempienti nel loro ruolo originale di garanti, della pace faticosamente raggiunta dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Personalmente sto provando una grande amarezza per il fatto che il riarmo si stia affermando in questi ultimi giorni come principale priorità europea. Mi sembra un fallimento. Penso che invece per tutti i 446 milioni di europei, noi compresi, la priorità dovrebbe essere invece quella di riaffermare da protagonisti – oggi come non mai – il concetto di comunità internazionale, come “l’insieme degli Stati e delle altre organizzazioni o istituzioni le cui relazioni reciproche si basano sull’osservanza delle norme espresse dal diritto internazionale”. 

Diritto internazionale, sì. Perché oggi in pericolo non è solo la pace in alcune zone del mondo (nel giorno in cui scrivo sono morti centinaia di civili nella ripresa dei bombardamenti a Gaza), ma la nostra stessa idea di futuro che ci siamo costruiti all’insegna della pace e che vorremmo trasmettere ai nostri figli. Quindi: informiamoci, riflettiamo e troviamo il modo di agire, in un modo o nell’altro.

Autore: Luca Sticcotti