Nei giorni scorsi ho particolarmente apprezzato la recensione, apparsa sul quotidiano “L’Adige”, di un libro scritto dal filosofo coreano ma da anni residente in Germania Byung-Chul Han. Il libro si intitola “Contro la società dell’angoscia; speranza e rivoluzione”. Nella recensione del libro ci sono davvero molti spunti illuminanti, che personalmente mi hanno consentito di sopportare le ultime due settimane, caratterizzate da mutamenti preoccupanti nella politica internazionale, a fronte invece di una politica locale davvero inerte e imbalsamata nel suo avvicinamento alle elezioni comunali di inizio maggio.
Il filosofo tedesco afferma che viviamo sempre più in una società della sopravvivenza in cui “tra una crisi e l’altra la vita si atrofizza, pervasa di crescente angoscia e impotenza, mentre la solidarietà, l’amicizia e l’empatia subiscono una continua erosione”. Per Byung-Chul Han “solo la speranza può farci recuperare quel vivere che è qualcosa in più del sopravvivere”, perché la speranza “apre l’orizzonte della sensatezza”, mentre angoscia e risentimento spingono tra le braccia dei movimenti politici che alimentano l’odio, mettendo a rischio le democrazie.
“Chi assolutizza la sua opinione e non porge ascolto agli altri non è un cittadino”, sostiene il filosofo, aggiungendo che “dove domina l’angoscia non esiste la libertà”. Dunque per Han “solo nella speranza noi siamo in cammino, è lei a darci senso e orientamento”, mentre “l’angoscia ostruisce il futuro poiché rende inaccessibili il possibile e il nuovo”.
Il vero coraggio dunque sta in chi spera, perché “non si fa confondere dall’asprezza della vita” e invece “si protende in avanti e sta in ascolto”.
L’autrice dell’articolo su L’Adige, Patrizia Niccolini, riprende le parole del filosofo anche per ricordare che la speranza non appartiene al vocabolario capitalista, perché “i consumatori non sperano nulla, hanno solo desideri o bisogni e vivono in un presente atrofizzato pensando solo al loro soddisfacimento”. Chi spera, invece, non consuma ed è invece mosso da passione per il nuovo, il possibile, il nuovo inizio. Ecco l’altra rivoluzione, rispetto a quella caotica e all’insegna dell’angoscia che si sta profilando a livello internazionale. Solo “nella dimensione costruttiva del ‘noi’ può risvegliarsi e alimentarsi il pensiero del cambiamento che si immagina un futuro diverso e migliore e che, come l’amore, spinge all’azione credendo in ciò che ancora non esiste”.
Sull’onda, appunto, della speranza.
Autore: Luca Sticcotti