L’aglione della Val di Chiana

Rubriche | 9/1/2025

Collocata in Centro Italia, tra le province di Arezzo e Siena e tra Perugia e Terni, la Val di Chiana è una valle tettonica lunga 104 km. Solcata dal fiume sacro Clanis Aretinum fu il palcoscenico di Etruschi, Romani, pontefici, Signori e Corti, eserciti, persone famose e comuni, tra paludi e bonifiche. Assieme alla costa grossetana, questa piana è la zona di origine dell’aglione. L’Allium ampeloprasum var. Holmense è una geofita bulbosa, perennante, annuale in coltura. Le radici sono fascicolate, cordiformi e superficiali. Il fusto è detto “cormo” o “girello”, le foglie in numero di dodici, sono amplessicauli alla base, mentre a distanza sono lineari, nastriformi, acuminate, leggermente carenate. Lo scapo fiorale è cilindrico, pieno e ricurvo, quando in piena fioritura è eretto e può raggiungere altezze rilevanti. Il bulbo detto “capo” o “testa” è di colore bianco avorio e molto grosso (Ø 10/15cm), può raggiungere da fresco i 600/800 gr. Ogni bulbo è composto da 3/6 spicchi sessili, molto grossi (peso medio 60/80 gr con punte fino a 250 gr), a forma di “castagna”, carnosi, addossati al fusto e rivestiti da squame esterne scariose. Al contrario di ciò che si pensa e che il nome suggerisce l’aglione ha più caratteri in comune con il porro che con l’aglio e organoletticamente ha gusto più delicato. Caduto nel dimenticatoio, dagli anni ’90 è tornato in auge, tanto da essere tutelato e valorizzato nel disciplinare di produzione, 2017. L’Aglione non necessita di elevata disponibilità idrica, tuttavia nei mesi primaverili, in simultaneità dell’ingrossamento dei bulbi e dell’aumento dell’evapotraspirazione dei suoli, deve poter disporre di sufficienti riserve d’acqua. Predilige terreni  sabbiosi, permeabili e non argillosi. I grossi spicchi della sua testa sono troppo teneri per uscire incolumi dalle spedizioni postali, pertanto, la riproduzione di questa varietà avviene tramite i bulbillini; queste palline irregolari, dalla buccia spessa e coriacea, penzolano attaccate alle radici delle piante madri, in numero variabile, e ne costituiscono la semenza. Le differenze per tecnica e tempistiche di raccolta, tra colture a base di spicchi e di bulbillini sono diverse: con i primi si segue lo schema dell’aglio (semina a settembre, raccolta a luglio), mentre nei bulbillini si deve giocoforza rimuovere la dura pellicina che li riveste – ma solo nella parte apicale – per favorire la germogliazione, interrando poi le palline in vasetti Ø 10cm. Brevi irrigazioni periodiche e lunghe attese, finanche a un anno, sono gli ingredienti necessari. Quando le piante raggiungeranno altezze e sviluppo accettabili si collocheranno in piena terra o sul BalconORTO, nel mese di settembre: raccoglieremo infine le teste di aglione fresco nel luglio successivo. 

Autore: Donatello Vallotta