Quale normalità?

Rubriche | 28/1/2021

L’interrogativo è tutt’altro che filosofico. Negli ultimi giorni tutti noi, a un anno dall’inizio della pandemia, abbiamo cominciato a chiederci in cosa consista ormai la consuetudine. Il concetto di normalità, di solito, ha una doppia accezione. Da un certo punto di vista ci conforta come un mantello protettivo, ma da un altro la normalità la rifuggiamo per la noia che spesso la accompagna. Ma in quest’ultima fase della nostra vita i parametri di riferimento sono così cambiati che siamo stati costretti a riformulare i nostri riferimenti. Cos’è normalità? Il ritorno di una crisi di governo dopo la media consolidata di un anno e mezzo? Il reincarico allo stesso presidente del Consiglio? I dati pressoché costanti dei contagi da Coronavirus? L’impossibilità di utilizzare il nostro amato linguaggio non verbale a causa della mascherina? L’incertezza ormai “normale” di non sapere quando tutto questo finirà e — soprattutto — se si tratterà di una fine “definitiva”?
Una cosa possiamo senz’altro affermarla: a essere diventata davvero normale (ovvero stabile e costante) è solo l’incertezza. Con essa abbiamo dovuto per forza imparare a convivere.
C’è chi ci riesce meglio e chi peggio. A questo proposito, nei giorni scorsi ha suscitato in me particolare inquietudine l’allarme lanciato dal primario di geriatria a Merano. Il dottor Christian Wenter ha parlato degli anziani come di una generazione traumatizzata e in larga parte chiusa in casa da quasi un anno. Diversi studi hanno recentemente indicato la solitudine come un importante fattore di rischio per l’insorgenza di molte malattie.
Insomma: gli anziani sono vittime doppiamente designate. Com’è noto, sono infatti protagonisti della maggior parte dei decessi e coloro che riescono a sopravvivere — è proprio il caso di dirlo — soffrono di una solitudine che non fa solo male allo spirito ma anche al corpo. Per questo è importante che tutti noi ci prendiamo a cuore gli anziani. Spesso una telefonata, un sorriso e due chiacchiere da un balcone all’altro, così come un aiuto per la spesa, possono contribuire a salvare una vita.
Pensiamoci tutti e diamoci da fare.

Autore: Luca Sticcotti – Direttore del giornale