Nei giorni scorsi ho letto con interesse e con una certa preoccupazione il manifesto “contro le povertà” elaborato e sottoscritto da una serie di realtà del territorio. Wirtschaftsring, Centro di competenza per il lavoro e le politiche sociali di Unibz, Alleanza della Cultura, Federazione per il Sociale e la Sanità, Istituto per la promozione dei lavoratori, Volontari e Associazione Ambientalisti, hanno proposto la creazione di un “osservatorio” che nel prossimo futuro dovrebbe monitorare e garantire la continuità e il coordinamento delle misure di prevenzione alla povertà.
La mia preoccupazione deriva dai dati che in occasione della presentazione del manifesto sono stati resi noti, dati assolutamente non il linea con l’idea che l’Alto Adige sia un’isola di benessere, in Italia e in Europa. Eccoli: il 17% delle famiglie (quasi una su cinque!) riesce a fatica ad arrivare a fine mese, mentre il 60% delle stesse non è più nelle condizioni di risparmiare (almeno una su due). Non basta: più di un dipendente su dieci non arriva a 9 euro l’ora come compenso per il lavoro che fa.
Particolarmente a rischio sono naturalmente i lavoratori a basso reddito, i pensionati, le famiglie monogenitoriali, le perone socialmente svantaggiate come i disabili e le persone soggette a malattie croniche, nonché i gruppi emarginati e le famiglie dei lavoratori immigrati. Per loro la politica – per voce dell’assessora provinciale al sociale Rosmarie Pamer e del presidente della giunta Arno Kompatscher – ha promesso di alzare il suo impegno di spesa.
Ma va considerato che la delicatezza della situazione per quanto riguarda lo squilibrio tra costo della vita e salari mette da qualche tempo in difficoltà anche la classe media, soprattutto perché esclusa dai sostegni riservati ai più poveri (il dato del 60% che non riesce a risparmiare riguarda anche e soprattutto queste realtà). Per non parlare dei giovani che nella maggior parte dei casi vedono la sostenibilità della futura formazione di una loro famiglia in Alto Adige un vero e proprio miraggio, se non vengono sostenuti economicamente e in maniera significativa dalla famiglia d’origine. Per questi motivi mi auguro che l’osservatorio di cui abbiamo parlato all’inizio si trasformi in un tavolo in grado di proporre soluzioni concrete e a breve termine. E sono sicuro che a questo augurio si unirà una gran parte di voi lettori.
Autore: Luca Sticcotti