Nei giorni scorsi, con un po’ di fatica, è stato eletto il nuovo governo della Provincia. Le criticità nel merito della coalizione che si è venuta a creare sono molteplici e non saremmo i primi ad evidenziarle. Non ci resta dunque che augurare buon lavoro alla nuova giunta e al suo vecchio (e nuovo) presidente. A tutti noi infatti conviene che la politica riesca a trovare, anche solo in parte, i bandoli della matassa che si è venuta a creare.
La società altoatesina negli ultimi anni ha trovato modo di sfrangiarsi a più livello, come abbiamo avuto già modo di segnalare. Quindi a nostro avviso il migliore augurio che possiamo e dobbiamo fare alla nuova giunta provinciale è quello di riuscire a segnare qualche punto sul tema della coesione sociale che, a nostro avviso, è uno dei prerequisiti fondamentali per tentare di risolvere la maggior parte dei problemi che abbiamo.
Cos’è? In sociologia il termine coesione sociale indica l’insieme dei comportamenti e dei legami di affinità e solidarietà tra individui o comunità, tesi ad attenuare in senso costruttivo disparità legate a situazioni sociali, economiche, culturali, etniche. Da quando questo concetto è stato elaborato per la prima volta, poco più di un secolo fa, come principali fattori di questa dinamica sono stati identificati prima la religione e poi il lavoro. Successivamente hanno preso piede altri due principi, ovvero quello del consenso diffuso in merito al rapporto tra individuo e società e il senso di solidarietà. Una cosa è chiara: per poter realizzare una solida coesione sociale sono necessari alcuni requisiti, innanzitutto materiali, come occupazione, casa, reddito, salute, educazione, che devono essere garantiti per tutti. Il secondo requisito fondamentale è rappresentato dall’ordine e dalla sicurezza sociale. Il terzo elemento della coesione è la presenza di relazioni sociali attive con la creazione di una rete di scambi di informazioni, supporto, solidarietà e credito. Il quarto requisito è il coinvolgimento di tutti nella gestione delle istituzioni, che consolida il senso di identità e di appartenenza a una collettività. Tali requisiti basilari, indicatori di progresso civile, sono fondamentali per la creazione di relazioni favorevoli tra individui di una stessa comunità.
Insomma: occorre unire, invece che insistere su vecchi e nuovi motivi di divisione. Non credete?
Autore: Luca Sticcotti