Una scuola da ripensare

Rubriche | 3/9/2020

“La comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale, proprio in quanto veicolo insostituibile di socialità per i bambini e i ragazzi: ne comprendiamo ancor più l’importanza dopo le chiusure imposte dalla pandemia. Esempi come quello di Maria Montessori esortano ad affrontare efficacemente le responsabilità di questo momento difficile”. Così si è espresso nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 150° anniversario della nascita di Maria Montessori.
Il pensiero di molti di noi va oggi al macrocosmo della scuola, luogo di formazione per i nostri figli e nipoti e di costruzione dei cittadini del prossimo domani, che si appresta a “riaprire in presenza” dopo una primavera di chiusura legata alla pandemia.
L’incertezza è grande ovunque in Italia ed è addirittura amplificata in provincia di Bolzano, in controtendenza con la sua apertura anticipata rispetto al resto del territorio nazionale e ancor più rispetto alle Regioni che pare vogliano addirittura ritardare la ripresa dell’attività scolastica, per potersi riorganizzare al meglio alla luce delle nuove esigenze di sicurezza e anche delle insufficienti indicazioni provenienti dal Ministero competente.
Fino a oggi nelle cronache sui media si è parlato molto, giustamente, della “necessità” del ritorno a scuola, intendendo però in questo senso solo la questione logistica. Per questo molto si è discusso di banchi e quindi mascherine e centimetri (nelle classi e sui mezzi pubblici), come se la questione oggi fosse solo questa. Rileggendo la lezione di Maria Montessori – ancora oggi molto più apprezzata all’estero che in Italia per il suo “metodo” – mi sono però tornati in mente i tre pilastri della sua pedagogia, in cui il bambino (alunno, studente) viene visto costantemente in relazione con l’ambiente, i materiali, l’adulto. Nella scuole concepite secondo il metodo Montessori non esistono classi “scatole”, ma spazi dove i bambini si muovono in autonomia, seguendo per quanto possibile le proprie propensioni in relazione con materiali messi a disposizione da adulti “facilitatori”. Nelle scuole ispirate al metodo Montessori non si sono formati solo personaggi famosi quali Anne Frank, Gabriel Garcia Marquez e George Clooney, ma anche i fondatori di Google, Amazon e Wikipedia. Forse allora sarebbe il caso di riformare anche la scuola italiana in questa direzione. Visti i tempi che corrono.

Autore: Luca Sticcotti – Direttore del giornale