Famiglia

Rubriche | 18/5/2023

Com’è noto nei giorni scorsi in Italia si è svolta la terza edizione degli “stati generali” della natalità, che hanno anticipato solo di qualche giorno la giornata mondiale della famiglia, che si celebra ogni anno il 15 maggio. 

Molte sarebbero le cose da dire, in merito. Per quanto riguarda gli “stati generali” senz’altro sono da evidenziare da un lato l’impegno preso dalla premier ad incrementare finalmente il sostegno pubblico, economico e non solo, alle donne e alle famiglie che desiderano avere dei figli. E dall’altro il monito del papa, a “non contrapporre accoglienza e natalità”. 

Non sono impegni da poco, né per la leader civile né per quello religioso. 

La premier infatti basa statisticamente il suo consenso su un elettorato non giovanissimo, per usare un eufemismo, e nel quale è piuttosto diffusa una certa avversione nei confronti degli stranieri che, in un modo o nell’altro, arrivano nel nostro paese. Il medesimo problema anagrafico nel suo “gruppo di consenso” ce l’ha anche il capo della chiesa cattolica che, nell’accoglienza, deve anche superare l’ancestrale “diffidenza” nei confronti dei fedeli di altre religioni. 

Se andiamo più nello specifico, per quanto riguarda la famiglia e la natalità, forse è utile ricordare il motivo per cui la giornata mondiale della famiglia è stati varata dall’ONU 30 anni orsono, nel 1993. Questa ricorrenza è stata istituita per “diffondere una maggiore consapevolezza a livello globale in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie nel mondo”. 

Va senz’altro sottolineato che i “problemi” che incontrano oggi le famiglie come nucleo fondamentale della società, sono profondamente diversi tra un paese e l’altro, muovendosi tra i continenti. Le cause sono molteplici: culturali, economiche, religiose, ecc. Per questo la giornata mondiale delle famiglie in qualche modo rappresenta un richiamo ad affrontare questa tematica insieme, rilanciando principi e valori, che si basino sulla condivisione e il sostegno vicendevole. 

Il nord e il sud del mondo vivono il “problema” della natalità in modo assolutamente speculare. Per questo occorre valorizzare un dialogo che metta al centro innanzitutto un concetto condiviso di famiglia, in cui la donna non sia in nessun modo discriminata. E in cui la nascita dei figli sia una responsabilità condivisa al 100%, non solo nella coppia ma anche nella società, nell’ottica della costruzione del futuro. Il futuro di tutti noi.

Autore: Luca Sticcotti