La spada di Damocle

Rubriche | 1/12/2022

L’uso dell’espressione “spada di Damocle” – col significato di minaccia sempre presente, grave pericolo che incombe su una persona – si è diffuso dal XIX secolo, ma la leggenda ha origini antiche. La tradizione più diffusa racconta che il tiranno di Siracusa Dionisio il Vecchio (secondo altri il figlio Dionisio II), per far capire al suo cortigiano Damocle che la potenza e la felicità di un regnante sono assai precarie, lo invitò alla sua mensa, imbandita in modo splendido, e lo fece sedere al suo posto. Sul più bello Damocle si accorse che dal soffitto pendeva una spada retta solo da un crine di cavallo, simbolo delle preoccupazioni e dei pericoli che incombono sui sovrani. Il cortigiano impallidì e pregò il suo ospite di lasciarlo andar via.
Nei giorni scorsi la neo presidente del consiglio ha manifestato tutto il suo carattere, arrivando ad affermare – massimo coraggio politico nel terzo millennio – di essere disposta persino a fare scelte che comportino costi in termini di consenso elettorale. La notizia è rimbalzata in ogni dove, com’è giusto che sia, anche nelle zone dove i cambiamenti climatici hanno di nuovo battuto un nuovo durissimo colpo, provocando disastri di cui però – ormai è più che evidente – sono corresponsabili scelleratezze imprenditoriali e politiche. Sono luoghi da noi lontani, anche se meno di quello che si pensi. Ma l’incertezza politica, ormai cronica e venata di schizofrenia, si sta riverberando anche nel nostro territorio, fino a pochi anni fa simbolo di perenne stabilità a causa dei meccanismi dell’autonomia legata alle minoranze linguistiche. La novità sta tutta nel fatto eccezionale, che il partito di raccolta non è stato ancora in grado di esprimere un candidato alla carica di Landeshauptmann, a pochi mesi dalle elezioni provinciali. Anche qui la spada di Damocle evidentemente sta facendo il suo gioco: dopo i terremoti senza precedenti all’interno del partito di raccolta che hanno caratterizzato la tormentata legislatura che si sta concludendo e sondaggi non proprio rassicuranti, evidentemente i meccanismi del passato che garantivano compattezza nei momenti cruciali non sono più sufficienti.
Se è vero che i politici vivono ormai permanentemente sull’orlo di una crisi di nervi, a mio avviso oggi è altrettanto evidente che esiste ormai solo un modo per recuperare credibilità nei confronti degli elettori, premessa fondamentale al consenso. E questa credibilità non può che partire dai problemi reali delle persone, lontani anni luce dalle sterili battaglie per il potere.

Autore: Luca Sticcotti