Non è mai troppo tardi

Rubriche | 16/6/2022

Devo un molteplice ringraziamento ad una nostra affezionata lettrice, che nei giorni scorsi mi ha scritto dandomi riscontro in merito al mio editoriale dello scorso numero dei giorni QuiMedia, dedicato al tragico 3 maggio 1945, ben testimoniato da un recente libro pubblicato dall’archivio storico di Bolzano. Quindi ecco il mio primo grazie, signora Bruna.
Ricevere oggi una lettera scritta a mano, inserita in una busta e spedita per posta, con tanto di francobollo, mi fa pensare che esiste ancora la possibilità di ricorrere, di tanto in tanto, a tempistiche nella comunicazione che per secoli ci sono sembrate normali, nella loro capacità di promuovere sintesi, riflessione e – anche – rispetto e buone maniere.
Devo poi ringraziare la lettrice per aver deciso di scrivermi dall’alto dei suoi 85 anni di età, per raccontarmi i suoi ricordi di bambina, anche se molto tristi. La signora Bruna aveva solo 8 anni in quei giorni immediatamente successivi al 25 aprile della Liberazione ed era sfollata in Val di Non, ma ricorda bene quanto avvenne in quei giorni dai racconti di famigliari e conoscenti. In particolare ricorda il posizionamento su opposte sponde di partigiani e simpatizzanti sudtirolesi degli occupanti nazisti in rotta verso la Germania.
La signora Bruna ricorda anche che nel dopoguerra diversi collaborazionisti, diretti o indiretti responsabili di omicidi, di tali atti ne dovettero rispondere davanti alla giustizia. Ma allo stesso tempo l’affezionata lettrice mi dice: “chiaramente lei questi fatti li conosce già e per amor di pace non ha fatto menzione nel suo editoriale”.
Quel “amor di pace” mi ha colpito molto, a mio avviso proprio cogliendo nel segno. Nel mio editoriale del 2 giugno avevo indirettamente consigliato la lettura di un libro importante dove questi fatti ci sono, ma nello stesso tempo avevo cercato di indicare lo spirito con il quale – oggi – dovrebbe essere affrontata l’analisi storica di quel periodo. La guerra è un abisso dal quale tutti dobbiamo sentire la responsabilità di uscirne. Armati di verità, senz’altro, ma anche consapevoli che – a ben vedere – non esistono lacerazioni insanabili.
La nostra convivenza è nata in quei giorni, nostro compito oggi è proseguire il percorso ancora incompiuto per farla divenire, finalmente, Pace. Non è mai troppo tardi.

Autore: Luca Sticcotti