Civiltà

Rubriche | 21/4/2022

Nei giorni scorsi ha suscitato un generalizzato stupore la lunga serie di incidenti causati dall’imprudenza sul Lago di Braies. La sottovalutazione dei pericoli legati allo scioglimento primaverile del ghiaccio sugli specchi d’acqua è purtroppo un fenomeno noto e ricorrente. Ma in questo caso a sorprendere è stato il ripetersi di tali situazioni, a poche ore di distanza. All’origine di ciò vi è senz’altro una mancanza di consapevolezza, unita però alla reiterata mancata osservanza dei cartelli di divieto (plurilingui). Sembra quasi che molti si comportino come in una bolla, dove razionalità e regole di sicurezza non siano imperativi ma opzioni, se non addirittura fastidi. Per fortuna gli incidenti a Braies si sono tutti risolti senza dover per forza contare la perdita di vite umane. La stessa cosa purtroppo non sta accadendo con la guerra in Ucraina, un evento catastrofico che da quasi due mesi mette discussione il futuro del popolo ucraino e (indirettamente) di quello russo, oltre a quello dell’intera comunità internazionale. Anche in questo caso e in scala macroscopica riscontriamo gli stessi meccanismi: incoscienza e mancato rispetto delle regole che fino al 23 febbraio ci era sembrato potessero regolamentare il rapporto tra gli stati, in Europa e nel mondo. Sembra quasi che la salvaguardia dei diritti delle persone e della vita umana in generale (di ogni vita umana) dal 24 febbraio non sia più un principio basilare della nostra civiltà. E che – nel 2022 – possa rientrare nel novero della normalità l’idea che ad un certo punto l’economia, la politica e l’informazione “di pace”, possano essere sostituite da un momento all’altro – come se nulla fosse – da un’economia, una politica e un’informazione “di guerra”, sperando che da tale meccanismo le nostre democrazie possano miracolosamente uscirne indenni.

Autore: Luca Sticcotti