Deception Store: voli pindarici a suon di prog rock

Rubriche | 10/3/2022

Verso la fine del 2021 ha fatto capolino nei negozi fisici in formato CD e sulle classiche piattaforme digitali in forma liquida, un disco meranese intitolato Pindaric Flights.

Si tratta di una specie di concept album, nella miglior tradizione del progressive rock, che gira attorno a Marco Pantozzi, non uno dei noti musicisti della città in riva Passirio, ma un appassionato di musica che ha avuto il coraggio di fare ascoltare alcune cose che aveva scritto a dei musicisti di razza che hanno deciso di dargli fiducia e lo hanno aiutato a realizzare questo disco.
“Deception Store, l’emporio dell’inganno, – ci spiega Pantozzi – non è nato come gruppo, in principio si trattava piuttosto di un progetto mio per cui i musicisti si sono entusiasmati, il nome deriva dall’ultimo verso di One More Time, uno dei brani portanti del disco, uno dei pericolosi voli pindarici del titolo. Poi il nome del progetto è stato translato alla formazione, dal momento che ci muovevamo in ambito progressive rock, pubblicati da un’etichetta specializzata in quel genere, e una delle caratteristiche del progressive è proprio quella di ruotare attorno a delle band piuttosto che attorno a dei solisti.”
L’emporio dell’inganno che denomina la formazione è la sala giochi, luogo in cui si sviluppa uno dei voli pindarici del titolo, quello legato alla ludopatia, cantato da Pantozzi con il tono drammatico che si addice alla situazione. I voli pindarici trattati nel disco sono un po’ i sogni più disparati dell’uomo, dal voler vivere la vita a modo proprio cantato nel secondo brano, I Do It My Way, al quello di coltivare un amore a distanza cantato in Distant Lover.
“È un lavoro che guarda molto indietro – prosegue Pantozzi –, io ho amato molto la musica degli anni settanta e ottanta; pur non essendo musicista professionista, mi sono dilettato in gioventù con qualche band scolastica e negli ultimi quindici anni mi sono riavvicinato alla musica, dapprima battendo la via delle cover band poi cominciando a pensare a cose mie. È stato Mike Frajria, che in questo disco mi ha aiutato supervisionando l’inglese dei miei testi, a instradarmi nell’uso dei software per realizzare di demo col computer e mi ha dato consigli a livello di composizione.”
A questo punto per Marco Pantozzi è stato evidentemente necessario trovare però dei musicisti veri a cui proporre quello che era riuscito ad abbozzare in proprio, dei musicisti che dessero respiro e forma alle sue canzoni.

“Conoscevo bene Joe Chiericati – ci dice –, così ho provato a fargli ascoltare qualcosa. Mi ha detto che secondo lui c’erano delle cose su cui valeva la pena lavorare, così a quel punto mi ha presentato Stefano Nicli che ha coinvolto nell’arrangiamento dei brani e nella produzione delle registrazioni, che abbiamo effettuato a Merano nello studio di Joe. La sezione ritmica è composta dal bassista Teo Ederle, cugino di Joe, e dal batterista Thomas Ebner, in più in, I Do It My Way e nella sua versione in italiano posta a fine disco, c’è la voce di Roberta Staccuneddu”.
Il risultato è un disco dalle molte sfaccettature e dalle molte influenze. Su tutte è evidente l’amore del leader per i Pink Floyd di Roger Waters, sia per l’idea del concept che per certi approcci vocali e musicali, però ascoltando con attenzione il disco si rivela molto vario e se da un lato Chiericati ci era già noto per escursioni musicali di questa scuola, con le sue tastiere che si muovono tra psichedelica colta e prog rock, è invece una sorpresa scoprire il poliedrico Nicli emulare David Gilmore e Bryan May, apparentemente distanti anni luce da quel blues che è da sempre la sua casa sicura.
“Il disco – conclude Pantozzi – è pubblicato e distribuito dalla Ma.Ra.Cash Records, specializzata in prodotti prog rock. Si tratta di un’etichetta indipendente che ha canali di distribuzione in tutto il mondo: è stata una sorpresa vedere siti russi e giapponesi che parlano del nostro disco, leggere recensioni francesi e americane. Certo non si tratta di un mercato mainstream, ma coloro che lo seguono sono uno zoccolo duro di appassionati che oltretutto sono molto legati al supporto fisico più che alla musica digitale online. Per questo motivo c’è stata anche una certa cura della veste grafica, di cui si è occupato Gigi Cavalli Cocchi, che come musicista è noto per il suo lavoro con Ligabue, ClanDestino e CSI, ma che è anche un grande illustratore. È stato proprio Gigi, tra l’altro, a indirizzarmi alla Ma.RaCash Records, per cui anche lui pubblica anche lui con i Mangala Vallis.”
Il disco è stato presentato dal vivo, naturalmente a Merano, al Teatro Puccini, in occasione dell’uscita, ma, sperando che la situazione si normalizzi un po’, con la bella stagione è probabile che i Deception Store possano prendere parte a qualche festival specializzato promosso proprio dalla loro casa discografica.

Autore: Paolo Crazy Carnevale