Sono sulla breccia da più di un decennio, anche se nel frattempo hanno cambiato nome e si sono avvicendati diversi musicisti. Da un po’ di tempo, però la formazione è abbastanza stabile ed è composta dal bresciano Giacomo Merigo, ultimo arrivato e voce del gruppo, dalla violinista Patrizia Vaccari e dal fisarmonicista bolzanino Tommaso Zamboni, che si occupano della parte tradizionale della musica, mentre i trentini Davide Butturini, Luca Tasin e Federico Fava sono il trio chitarra-basso-batteria che gestisce la scossa elettrica del gruppo. Il punk-folk di matrice anglo/scoto/irlandese è un genere che ha un suo pubblico affezionato, forse all’estero più che in Italia ed ha padri fondatori importanti come i Pogues in Gran Bretagna e i gruppi americani Waco Brothers e Dropkick Murphys (gli ultimi due tutt’oggi in attività). Il gruppo ha recentemente pubblicato, in vinile, il proprio terzo disco ed è già all’opera per dargli un seguito. Ne abbiamo parlato con il fisarmonicista Tommaso Zamboni.
“Dancing Scars – ci racconta – è il primo lavoro da quando Giacomo è entrato nel gruppo e, si potrebbe dire, è un momento di passaggio dal punk-rock d’ispirazione celtica ad un suono più orientato verso il pop. Di solito per spiegare cosa suniamo a chi non conosce questa musica, dico che siamo un gruppo punk con due strumenti solisti d’ambito folk. Non ci riteniamo una band tradizionale, il fattore folk è sempre ben mescolato col punk, i brani sono quasi esclusivamente firmati da noi e, se sul palco può accadere di concedersi ad un paio di composizioni tradizionali, sono sempre adeguate alla nostra visione, anche perché ormai abbiamo uno zoccolo duro di fan che ci seguono, conoscono le nostre canzoni e le cantano con noi”.
Il vinile di recente pubblicazione si compone di cinque brani pimpanti e contagiosi, come del resto è caratteristica di questo genere, l’affiatamento del gruppo è più che evidente. Emergono in particolare il brano ispirato dalla tempesta Vaia (Vaia’s Breath) e Bikini Pirates, entrambi ispirati dal cambiamento climatico e ai danni che esso ha causato o può causare, con un monito più introspettivo nel primo caso e un approccio più scanzonato nel secondo, eseguito in tandem coi NanowaR Of Steel; e poi c’è la ballata Far Away, che ricorda le cose migliori scritte a suo tempo dal compianto Shane McGowan quando era il cantante dei Pogues.
“Per essere una band di non professionisti – prosegue Tommaso – abbiamo un’attività concertistica piuttosto intensa, lo scorso anno abbiamo tenuto quarantotto concerti, di cui sedici in Italia e sedici in Francia, che è una sorta di patria adottiva. Ci rechiamo a suonarci da tanto tempo, abbiamo cominciato con tour brevi di qualche data, poi l’interesse è cresciuto ed ora ci chiamano a tutti i festival di genere. Adesso cominciano a chiamarci pure in Polonia e in Olanda e lo scorso anno siamo andati in Inghilterra. Il nostro manager è in contatto con le varie agenzie che organizzano il booking in ciascun paese e poi, suonando ai festival, capita di esibirsi sul medesimo palco di autentici mostri sacri, come è avvenuto lo scorso anno in Repubblica Ceca, dove ci siamo esibiti prima dei Bad Religion! In Italia… si fa più fatica. Qui c’è ancora gente, sia tra il pubblico che tra i promoter, che considera la musica un sottofondo buono da ascoltare mentre si mangia o si beve”.
In Italia, comunque, i Rumpled hanno avuto la fortuna di aprire alcuni concerti di Vasco Rossi nel 2022, e queste sono cose che si ricordano. Lo scorso anno invece hanno suonato all’inaugurazione dell’opera dello scultore Martalar intitolata al drago Vaia, sull’altopiano di Lavarone: “Purtroppo, il meteo non è stato clemente e dopo un quarto d’ora abbiamo dovuto fermarci a causa della pioggia. Peccato, perché l’atmosfera era suggestiva, tra la nebbia che avvolgeva il promontorio su cui si erge il drago ed il drago stesso, che nella versione attuale è molto più feroce rispetto a quello andato in cenere nel 2023”.
Autore: Paolo Crazy Carnevale