Il Moderno fra le due guerre

Attualità | 2/6/2022

Cosa accadde a Merano fra le due guerre, dal punto di vista culturale? Tanto. Ed è su quest’epoca che l’associazione La Fabbrica del Tempo ha dedicato la sua ultima fatica: “Less is more, Moderno a Merano 1920 – 1940”, un libro che inquadra quella fase storica, con attenzione all’architettura e alla situazione cittadina, presentando edifici pubblici e religiosi, esempi di edilizia sportiva e privata, il caso di Sinigo, pittura e letteratura.

Da sempre La Fabbrica del Tempo ha nel Novecento altoatesino/sudtirolese uno dei principali focus del proprio agire: l’indagine della sua storia, la vicende delle comunità e delle persone, la necessità di costruire e animare luoghi di memoria e di riflessione. Il nuovo volume “Less is more” volge la propria attenzione sulla Merano tra le due guerre mondiali.
Il volume è dedicato alla memoria di Carlo Azzolini, che aveva seguito questo progetto, da lui curato assieme a Rosanna Pruccoli e Alexander Zoeggeler, con il coordinamento del presidente del sodalizio, Tiziano Rosani. L’opera è frutto di numerose ricerche d’archivio e offre al lettore molte informazioni inedite, ponendo in luce che una conoscenza più articolata e completa di quelle vicende e di quelle architetture è fondamentale per una loro corretta valutazione e a misure concrete di salvaguardia, anche e soprattutto nell’interesse delle generazioni che verranno.
Sono queste anche le finalità istituzionali di Atrium (Architecture of Totalitarian Regimes of the 20th Century in Europe’s Urban Memory), nel cui metodo di lavoro si riconosce La Fabbrica del Tempo, e con cui l’associazione ha collaborato nella stesura del libro. Numerosi segnali d’incoraggiamento hanno palesato che larga parte della popolazione è ormai matura per comprendere e fare propria una corretta contestualizzazione dell’architettura sorta anche in questa terra tra le due guerre, ponendo in piena luce ogni aspetto e problematica.
Il libro è un articolato mosaico ricco di testi di esperti che con le loro ricerche e i loro saggi hanno contribuito a costruire un’immagine ampia delle architetture del Moderno sorte in città tra 1920 e 1940. Affinché questa pubblicazione potesse diventare una azione corale della città e del territorio, La Fabbrica del Tempo ha invitato a collaborare molti studiosi, che hanno dato vita a saggi e schede principalmente in italiano e tedesco, con abstract in inglese. Tre i curatori: Alexander Zoeggeler, Rosanna Pruccoli e il prematuramente scomparso Carlo Azzolini. Il libro, di ben 328 pagine, è suddiviso in otto sezioni composte di saggi e schede, con un ampio corredo fotografico.

ARCHITETTURA
Dopo l’introduzione del presidente e dei tre curatori, prende vita la prima sezione intitolata “Architettura tra Italia ed Europa” nella quale trova posto il testo in lingua inglese del professor Patrick Leech che illustra cosa sia la “rotta” che attraversa l’Europa tutta e che, promossa dal Consiglio d’Europa, è conosciuta con l’acronimo Atrium e alla quale appartiene anche Merano: con atto di grande spessore, la città ha infatti deciso di unirsi alcuni anni fa a questo progetto europeo con l’intento di indagare e contestualizzare l’esistente architettura risalente a quel periodo.
Segue il saggio del professor Ulisse Tramonti, docente di architettura all’Università di Firenze, che indaga il tema della “architettura dissonante” e di come essa rappresenti un patrimonio da contestualizzare, salvaguardare, conservare. A seguire il testo dell’architetto bolzanino Alexander Zoeggeler che offre una panoramica su quello che fu lo sviluppo del “Moderno” in Europa. Nel saggio se ne descrivono le origini, all’inizio del XX secolo, narrando lo sviluppo di uno stile architettonico che – durante la crisi economica del dopoguerra e con la scoperta di nuovi materiali come il cemento armato, il vetro e l’acciaio – rivoluzionò la storia dell’architettura dai Paesi Bassi alla Russia.

storia e letteratura

STORIA E LETTERATURA
La seconda sezione va sotto il titolo “Storia e letteratura” e intende creare l’ambientazione storico-culturale nella quale furono erette le architetture pubbliche e private. La sezione esordisce con un saggio dello storico Josef Prackwieser che conduce nella Merano del turismo e del periodo fascista, mentre in parallelo l’ampio saggio di Francesco Rosani apre variegate e spesso inedite prospettive sulla storia cittadina di quel periodo. Grazie al saggio di Patrick Rina è possibile addentrarsi nella mentalità del tempo, sfogliare i libri di letteratura che in quegli anni videro la luce e comprendere il clima culturale dell’epoca. Tra gli anni Venti e Trenta si sviluppò un’idealizzazione della Heimat e del passato anche quale reazione alle politiche di italianizzazione.

TRA LE DUE GUERRE
La terza sezione, intitolata “Merano 1920 -1940”, presenta due saggi dei due architetti bolzanini da svariati decenni hanno indagato questa tematica: Carlo Azzolini illustra gli edifici costruiti in riva al Passirio fra le due guerre passando in rassegna quelli pubblici, di lavoro e industria e gli impianti sportivi. Il suo “Architettura a Merano tra le due guerre” è un contributo determinante per comprendere la storia dell’architettura di Merano nel periodo considerato. Il saggio di Oswald Zoeggeler “Quanto è fascista l’architettura moderna di Merano?” indaga il linguaggio dell’architettura come strumento di espressione, di rappresentazione del potere nell’architettura e della affinità spirituale di tre importanti attori nel campo dell’architettura: Friedrich Ohmann, Clemens Holzmeister ed Ettore Sottsass.

LA PITTURA
Accanto all’architettura, alla storia e alla letteratura non può mancare la pittura. Un’intera sezione indaga questo affascinante aspetto grazie ai testi di tre storiche dell’arte. Albert Stolz e la sua opera ad affresco nella cappella cimiteriale sono il soggetto del saggio di Eva Gratl. Gli affreschi interni e gli stiacciati esterni del Municipio di Merano sono il tema trattato da Rosanna Pruccoli. Rudolf Stolz nella parrocchiale di Maia Bassa e il suo affresco di Villa Diessbacher vengono approfonditi quindi da Paola Bassetti.

L’EDILIZIA
Nella quinta sezione, nell’ambito della edilizia pubblica e religiosa, Alexander Zoeggeler interviene sul Municipio di Merano e sulla parrocchiale di San Vigilio a Maia Bassa, mentre Carlo Azzolini descrive la Casa del Balilla, il Padiglione dei concerti, la Casa del Fascio e Villa Acqui. Nella successiva sezione quattro ulteriori trattazioni di quest’ultimo sono dedicate agli edifici per lo sport, fiore all’occhiello del regime, dando vita alla sesta sezione.

VILLE E HOTEL
Ampio spazio nella sezione successiva al tema delle ville e dell’edilizia privata. Di Villa Panfili, dell’Hotel Nido, dell’Atelier Klöckner, di Villa Campenhausen, delle case Cainelli, Gritsch e Delugan, del complesso di via Alfieri con Villa Rina, Casa A-polonio-Segalla. scrive Wanda Birke ponendo in luce informazioni significative e ponendo attenzione su questi ambiti edilizia spesso trascurati. La storia di villa Maranatha e della sua proprietaria viene narrata da Veronika Rieder. La biografia dell’impresario di Eleonora Duse e del medico Diessbacher spiccano nelle schede dedicate alle loro ville nelle due trattazioni di Rosanna Pruccoli. L’indagine proposta da La Fabbrica del Tempo prosegue con il contributo di Carlo Azzolini sullo Stabilimento Ammoniaca e Derivati – Montecatini e il Borgo Vittoria a Sinigo, mentre, per spiegare chi furono gli architetti che, provenienti soprattutto dalle altre città italiane, giunsero in provincia con i loro progetti e planimetrie, Sara Alberti ha infine creato brevi ed interessanti biografie di contestualizzazione.

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