Elvezio, saggio viaggiatore d’altri tempi

Attualità | 17/6/2021

Due occhi chiari illuminati da una luce che appartiene a chi nella vita ha visto molto, anzi moltissimo, incorniciati da sopracciglia bianche e folte che donano al viso un’espressione piena di esperienza. Un sorriso sincero e uno spirito consapevole. Un’accento che rivela fin da subito le sue origini marchigiane. Una coppola nera, una camicia a righe bianche abbottonata elegantemente e una giacca rossa. Il signor Elvezio mi aspettava, puntuale come un orologio svizzero, per l’intervista che avevamo concordato qualche giorno prima.  

Elvezio è nato nelle Marche, nel “paese del Verdicchio” come lo chiama lui, nel 1928, da una famiglia agiata. Nel ’29 però con il crollo della borsa di Wall Street che provocò una recessione economica in tutti i Paesi industrializzati, lui e la sua famiglia vennero trascinati nella miseria più assoluta. “Io e mia sorella abbiamo patito la fame”, ricorda con un velo di amarezza nella voce e un fondo di tristezza negli occhi. “Sono stato fortunato perché un giudice romano, dopo aver parlato con il mio maestro delle elementari, mi pagò gli studi ed ebbi quindi l’opportunità di frequentare l’Università e laurearmi. Per esprimere la mia gratitudine e ricordare questo giudice gentile, tramite un missionario, ho potuto pagare gli studi a cinque ragazze in Indonesia che grazie al mio aiuto hanno avuto la possibilità di iscriversi all’Università”. 

Dopo aver terminato gli studi, Elvezio ha iniziato a insegnare nelle scuole e l’ha fatto per quarant’anni, venti in giro per l’Italia e venti a Bolzano. Nel tempo ha accompagnato moltissimi suoi studenti in giro per l’Europa: Londra, Parigi e Vienna sono alcune delle grandi città europee dove ha portato i suoi alunni. E così il viaggio ha iniziato a far parte di lui e oggi ci racconta con fierezza che nella sua vita ha visitato 105 Paesi. Il Polo Nord è stato il suo primo grande viaggio mentre l’Australia è stato il Paese che più gli è piaciuto, soprattutto per la cordialità della gente. Tra le esperienze più toccanti ricorda invece l’India: “La prima volta che andai in India nel 1970 rimasi talmente sconcertato nel vedere così tanta povertà che una volta tornato in Italia ogni volta che mangiavo mi sembrava di rubare”.  Ma Elvezio in India ci tornò diverse volte e lo fece aiutando i più bisognosi nelle missioni di Maria Teresa di Calcutta. “Noi volontari facevamo assistenza ai moribondi durante il giorno mentre alla sera arrivavano le suore del sorriso che li assistevano durante la notte. Le stesse suore ogni mattina andavano con i camion a cercarli e li portavano lì a morire, pochissimi di loro si salvavano. è stata un’esperienza sconvolgente”.  Non solo in quell’occasione Elvezio mise il suo tempo a disposizioni degli altri. Insieme ai ragazzi delle scuole Battisti costruì a Benares, in India, un lebbrosario mentre in un villaggio del Perù contribuì a realizzare un laboratorio per la lavorazione della lana dell’alpaca, grazie al quale molti locali trovarono un’occupazione stabile.   

Due occhi chiari illuminati da una luce che appartiene a chi nella vita ha visto molto, anzi moltissimo. E una frase, alla fine del nostro incontro, che rafforza tutto ciò che Elvezio mi ha raccontato: “Il viaggio è l’esperienza che più ti può insegnare!”.  

Autore: Giulia Pedron, COOLtour

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