Paolo Venturin – 66 anni, nato e vissuto da sempre a Bolzano – è amante dei viaggi e dello sport. Sport da vedere – come l’hockey e l’atletica – ma anche da praticare, come la corsa, in merito alla quale ci racconta di una sua esperienza davvero mozzafiato.
“Il 14 giugno 2025 ho corso la maratona più a nord del mondo, una delle corse più affascinanti e insolite: la Spitsbergen Marathon alle isole Svalbard. Immersi in uno scenario surreale, oltre il Circolo Polare Artico, atleti provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento in questo arcipelago norvegese, tra paesaggi artici mozzafiato, luce perenne e un clima che mette alla prova corpo e spirito. Le Svalbard, con i loro ghiacciai maestosi, montagne spoglie e un silenzio ovattato, offrono un contesto che va ben oltre quello della corsa. Correre qui non significa soltanto macinare chilometri, ma vivere un’esperienza profonda di contatto con una natura ancora selvaggia e incontaminata. La maratona delle Svalbard non è solo una competizione, ma un’avventura; un viaggio ai confini del mondo, dove ogni passo è un ricordo indelebile.”
L’INTERVISTA
Com’è nata l’idea di partecipare a questa maratona?
Ne sono venuto a conoscenza sui social e l’idea mi ha stuzzicato. Avevo già partecipato a maratone nordiche come quelle di Tromsø, Copenaghen, Stoccolma, Reykjavik… Lì mi piacciono il clima fresco e l’organizzazione sempre ottima, oltre ai paesaggi incredibili.
Come si è preparato?
Come per ogni maratona, anche in questi casi è necessario un allenamento serio. Almeno un mese e mezzo prima bisogna iniziare a correre tratti lunghi da 25-30 km una volta a settimana, più altre 2-3 uscite di corsa. Serve inoltre tener conto del clima: anche se era giugno, alle Svalbard c’erano circa 5°C. Ho guardato i filmati degli anni precedenti per informarmi e prepararmi al meglio; mi sono munito di guanti, cappello, maglia tecnica, pantaloni lunghi e una giacca antivento. Non è come correre alle Canarie!
Esattamente la maratona dove si svolge?
A Longyearbyen. È un posto incredibile: nonostante le piccole dimensioni ha davvero tutto ciò che serve, e anche di più! Pizzerie, un birrificio, l’università, vari locali, una Coop, ha addirittura un ristorante thailandese dove ho potuto seguire la mia dieta vegetariana, cosa non scontata a 1000km dal Polo Nord. Una particolarità, la più caratteristica, è la presenza di orsi polari nella zona. In quella regione la popolazione umana è inferiore rispetto a quella di questi animali infatti. Lì tutto è legato alla loro presenza, sono il simbolo della zona. Trovi la loro immagine sulle magliette, sulle medaglie della maratona, ovunque. Ciò non esaurisce il pericolo, che resta reale. L’orso bianco è l’unico animale in natura che vede l’uomo come una preda. Per uscire dalla città bisogna essere accompagnati da guardie armate e preparate— solo per spaventare gli animali— e ovunque si vedono i cartelli di avvertenza. Anche durante la maratona c’erano degli addetti che ci seguivano in moto con i fucili.
Di che tipo di percorso si tratta?
Si tratta di due giri da 21 km. È una maratona tosta, molto più dura di altre. Ci sono parecchi saliscendi, anche verso le ex miniere di carbone. In certi tratti il vento artico era davvero pungente e abbiamo corso anche controvento per chilometri. Il doppio giro da 21 km non è stato facile da affrontare perché all’inizio del secondo sapevi già cosa ti aspettava e lì è entrata davvero in gioco la preparazione mentale per trovare la motivazione e andare a concludere la corsa.
Come si è sentito al pensiero della presenza degli orsi polari?
Non ho avuto particolare timore perché il percorso era in una zona sicura, però ci si sente ospiti del loro habitat. Sono animali protetti e rispettati moltissimo dalla popolazione locale anche se sono diventati un po’ il loro business. Io comunque non ne ho visto nessuno.
E prima di partire?
Devo ammettere che ero preoccupato, ma una volta arrivato e aver visto il luogo, l’organizzazione, il clima non così estremo mi sono lasciato emozionare e la preoccupazione ha lasciato il posto alla motivazione e alla meraviglia.
Dal punto di vista emotivo l’esperienza com’è stata?
Difficile da spiegare a parole. È un paesaggio infinito, desolato, silenzioso. Uscendo dal centro abitato ci si sente soli. Non ci sono alberi che ti danno sicurezza, solo neve in lontananza e rocce. È un’esperienza che mi porterò dentro tutta la vita. Per me l’importante era arrivare e questo mi ha permesso di contemplare ciò che avevo attorno mentre correvo.
Ha notato segni del riscaldamento globale?
Sì, dov’eravamo noi era molto brullo e i ghiacciai ormai si possono vedere solo più a nord.
E ora che si fa?
Bella domanda! Ci sono varie maratone interessanti come quella sulla neve in Groenlandia… Adesso sto preparando la maratona di Lisbona e ad aprile andrò a Bergen. Il mio modo di viaggiare è questo: scelgo una città, ci resto qualche giorno, la esploro… e corro una maratona.
Ci offre qualche altra curiosità in merito a Longyearbyen, capitale delle Svalbard?
A Longyearbyen ogni cosa è la “più al nord del mondo”, dal pub alla maratona. È un luogo ricco di carbone e legato al lavoro minerario, infatti negli hotel c’è ancora la regola di dover lasciare le scarpe all’ingresso per non portare il carbone all’interno. Longyearbyen si trova a 78˚ di latitudine nord, a soli 1.316 km dal Polo Nord ed è uno degli insediamenti permanenti più settentrionali del mondo. Per raggiungerlo ci vogliono tre voli intervallati da lunghi scali. La vita a Longyearbyen è diversa da qualsiasi altra parte della Terra. Qui la vita quotidiana è dettata dalle stagioni. Si alternano la Notte Polare, in cui per quattro mesi il giorno inizia e finisce con una perenne e affascinante luce blu, e l’estate polare, dominata dal Sole di Mezzanotte. Il clima e la posizione delle isole danno vita a una serie di particolarità. Alle Svalbard ad esempio non si può né nascere né morire. Non ci sono reparti maternità, e non è possibile essere seppelliti lì, per via del permafrost. Se sei malato cronico, ti consigliano di trasferirti a Tromsø. La fauna locale, oltre agli orsi polari, è composta da una moltitudine di uccelli che nidificano ovunque, anche a terra, per questo motivo lì – ad esempio – non esistono gatti.
Autrice: Anna Michelazzi