Ogni anno, il 2 giugno, il lago di Caldaro si riempie di quasi un centinaio di piccole vele bianche. Sono i bambini e i ragazzi dell’Optimist, la piccola barca monoposto con cui cresce ogni piccolo velista. A guardarla bene sembra un po’ una vasca da bagno, e non pare assomigliare molto agli scafi che in osserviamo in mare dalle spiagge o in televisione. Ha una sola vela, una prua quasi quadrata, e si ribalta facilmente. Eppure, per saperla portare, bisogna conoscere tutti i principi fondamentali della navigazione: leggere il vento e regolare la vela, trovare la propria rotta tra angoli e geometrie, meccanica e fisica. Prendersi cura della propria barca, lavarsi i propri vestiti.
La vela è uno sport un po’ diverso: la natura è sempre più forte e per avere successo bisogna saperla comprendere. Ci vuole pazienza, coraggio e determinazione. La testa vince sempre sulla forza bruta, il genere non conta. Così, queste piccole derive sparse in tutto il mondo, insegnano a bambini e ragazzi tra 7 e 14 anni a vivere gli elementi dell’acqua e dell’aria. Per imparare ad andare in barca non serve nient’altro: basti pensare che Marco Gradoni, il campione del mondo, è passato direttamente dalla piccola vela dell’Optimist al timone della barca più iconica di tutti gli sport del mare: Luna Rossa, il gioiello volante di Prada, che compete per la Coppa America.
Tornando a noi, ai venti di montagna dell’Alto Adige, potrebbe sembrare difficile praticare un simile sport a due passi dalle Dolomiti. Per gli appassionati però c’è un piccolo rifugio, uno specchio d’acqua tra le vigne del Lagrein che è una fortuna immensa.
L’Associazione Vela del Lago di Caldaro (Svks) organizza nei mesi di giugno e di luglio corsi settimanali per principianti ed esperti. Alla scuola vela possono partecipare ragazze e ragazzi tra i 7 e i 14 anni, che devono saper nuotare. Per i ragazzi dell’Optimist è attiva anche una squadra agonistica e una pre-agonistica, che si allenano sul lago e si muovono anche in trasferta per disputare allenamenti e regate sul Lago di Garda e in tutto il Nord Italia. Per i più grandi il passaggio naturale è alla squadra ILCA (Laser): il monoposto di classe olimpica. Il clima familiare del circolo è anche una palestra linguistica: un contesto perfettamente bilingue pieno di occasioni per imparare. I ragazzi più grandi della squadra agonistica si preparano da mangiare nella cucina comune, attendono il vento facendo piccoli lavori fai da te come piccole riparazioni alle barche e alle manovre, cucendo ad esempio vecchie vele o inventando nuovi trucchi per guadagnare un po’ di velocità in più sull’acqua. In un tempo dominato dalle nuove tecnologie e dove la soglia di attenzione dei ragazzi è sempre più bassa, il circolo velico e più in generale lo sport della vela sono una voce fuori dal coro: per portare a casa il risultato serve tempo, pazienza e tanto ascolto. Per chi resta c’è forse una lezione ancora più grande: in navigazione coesistono la passione e la poesia del rapporto con la natura, con la scienza, la tecnica e l’ingegno del reale. La scuola e il mondo li chiamerà presto a prendere una scelta tra due reami (quello scientifico o quello umanistico?) che nella vela e nel mare sono inscindibili.
Autore: Niccolò Dametto