“La moda? Un collante tra le due culture”

Attualità | 17/11/2022

In questo numero di QuiBolzano vi presentiamo uno sguardo esterno sulla storia recente della nostra città. Abbiamo infatti incontrato Marco Casoni, un imprenditore oggi 62enne della provincia di Venezia, che ha lavorato per oltre 40 anni nel campo della moda in maniera totale, dal tessuto fino alla pelletteria, in tutte le sue articolazioni, e che propone un punto di vista inedito, almeno per chi scrive, sugli elementi che hanno favorito il contatto tra i gruppi linguistici tedesco ed italiano a Bolzano e provincia.

“Credo davvero che il sistema moda italiano sia stato il vero collante fra le due culture in Alto Adige. Io sono arrivato a Bolzano per lavoro alla fine degli anni ‘70 e posso confermare che c’era una forte divisione tra le due etnie. Nella mia esperienza posso dire che l’abbigliamento ha inciso tantissimo per unire i due gruppi linguistici.
Negli anni 80 esplose il “made in Italy” e con esso il design italiano con Giorgio Armani, Gianni Versace, Missoni e Gianfranco Ferré. All’inizio tutti i brand della moda italiana erano venduti dalle boutique gestite da imprenditori di lingua italiana. In seguito, è apparso evidente che il business ha convinto gli imprenditori di madrelingua tedesca che era giunta l’ora di azzerare quelle che erano le proprie scelte commerciali. C’è stato un fiorire di imprenditori tedeschi che si sono rivolti alla moda italiana e, facendo questa scelta, ne hanno anche acquisito lo stile e le dinamiche. Diciamo che Bolzano è forse diventata, anche grazie a questo collante, una delle città emblema della moda italiana in Europa; lo è stata per tantissimi anni e lo è tuttora.
Penso, ad esempio, ad una ditta come Oberrauch Zitt, che è in via Portici. Fino a 40 anni fa o forse più, vendeva solamente prodotti con una forte connotazione locale e oggi è diventata uno dei migliori laboratori di moda e soprattutto del “made in Italy”.

In tutti questi anni di contatti con Bolzano, avrà sicuramente molti aneddoti da raccontare…
Il primo e più importante risale a quando avevo 18 anni. Mio padre, che era un agente del commercio nel settore dell’abbigliamento, mi fissò un appuntamento a Bolzano alle otto di mattina. Era il luglio del 1978, presso la ditta Eccel di Via Portici, che a quel tempo era la più importante ditta nazionale a livello di commercio di tessuti, la cattedrale del tessuto, la scuola per imparare a fare il lavoro e anche una scuola di vita.
Ricordo che partii alle 5 di mattina da Mestre(VE) con il mio maggiolino giallo. Arrivai in via Portici alle 8 e 5 minuti. Quindi, molto timido, rispettoso ed ossequioso, con un concetto dell’educazione legato agli anni del ‘900, entrai e dissi che avevo l’appuntamento con la signora Eccel. Avevo il cuore in gola, quando ecco che arrivò la signora. La ricordo piccola di statura, ma una donna con una personalità pazzesca e uno staff di lavoro che non finiva più. Dava l’idea di una donna integerrima, vestita di scuro che, in un italiano molto complesso e con grandi accenti tedeschi, mi fece guardare l’orologio e mi disse: ‘Signor Casoni, avevamo un appuntamento alle otto. Lei è arrivato alle 8 e 5 minuti! Mi dispiace, ma nella ditta Eccel e a Bolzano, noi siamo per la puntualità e la precisione nel lavoro! Si faccia fissare un appuntamento per il giorno… a venire‘ (ride, ndr).
Capirete che per me è stato uno shock, sono tornato a casa, non dico piangendo, ma quasi…
Poi ci ho riflettuto. Successivamente sono tornato da Eccel, sempre puntuale, a volte anche un quarto d’ora prima, ma l’episodio è stato per me una preziosa lezione di vita. Con la ditta Eccel poi ho avuto un buon rapporto e la signora mi ha aiutato a crescere nella conoscenza dei tessuti. Da allora ho imparato che la puntualità dovrebbe essere alla base dei rapporti, non solo commerciali, ma anche relazionali.“

Autore: Till Antonio Mola

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