Edith Méra, la Vamp con Merano nel sangue

Attualità | 16/6/2022

Era nata a Bolzano nel 1905 con il nome di Edith Claire Zeibert ed è morta a Parigi, a soli trent’anni, il 24 febbraio 1935 con il nome di Edith Méra, quello con cui era diventata famosa nel mondo del cinema francese. Ma per raccontarne la vita breve e tormentata, è meglio partire dalla fine. Le ceneri di Edith Méra sono conservate da quasi novant’anni al cimitero parigino di Père-Lachaise, quello noto per ospitare le tombe di Oscar Wilde, Marcel Proust, Jim Morrison, Molière, Maria Callas e molte altre celebrità.

L’urna di Edith Méra è la prima in alto a sinistra di un colombario in cui è ospitata anche quella del pittore Max Ernst. Il certificato di morte precisa che “Edith Claire Zeibert, detta Edith Méra nata a Bolzano il 7 gennaio 1905 è deceduta il 24 febbraio 1935 alle ore 16.30 in Boulevard Montmorency 27”. A quell’indirizzo, aveva sede l’Ospedale Italiano di Parigi dove era stata ricoverata a causa di una setticemia poco tempo prima. L’attrice sudtirolese abitava a circa tre chilometri di distanza, in rue Greffulhe, al numero 7, in una palazzina bianca di quattro piani poco lontana dall’Eliseo.
I dettagli sulla morte della giovane attrice, invece, ci vengono dalla stampa francese dell’epoca che sottolinea come Edith Méra si fosse ritrovata sulle labbra: “Una piccola pustola che sembrava insignificante. Tuttavia decise di farsi operare in una clinica e qualche ora dopo, una crisi setticemica l’ha uccisa”. Quasi tutti i giornali sottolinearono la grande malinconia che la caratterizzava, un sentimento che l’attrice provava a nascondere dietro a un aspetto, se non gioioso, almeno esuberante.
Considerazioni non casuali, figlie di un episodio accaduto un anno prima, nel maggio 1934, anche questo dettagliatamente descritto dalla stampa francese. Come scriveva “L’Oeuvre” del 15 maggio 1934: “Mademoiselle Edith Méra, l’artista così ammirata dai parigini che l’avevano soprannominata la vamp francese ha voluto darsi la morte per motivi che s’ignorano. Uscendo sabato sera dal teatro dove sta recitando l’operetta Les Sœurs Hortensia, è rientrata direttamente a casa e nella notte ha ingoiato un sonnifero (il Verenol Ndr) e ha aperto il rubinetto del gas. Domenica mattina la sua governante l’ha ritrovata priva di sensi. Immediatamente trasportata all’ospedale di Beaujon è stata sottoposta a terapie che le hanno salvato la vita”. Tragedie che sappiamo non essere così in contrasto con una vita fatta di successi cinematografici, copertine e prime pagine. Edith Méra, infatti, in soli cinque anni aveva interpretato venticinque film, quattro con la direzione di René Guissart.
Pellicole che l’avevano trasformata in una vera e propria diva, come sottolineato dall’articolo de “L’Image” uscito nel gennaio del 1933: “Edith Méra è una vamp nel senso più assoluto dell’espressione americana e lei è una delle nostre femmes fatales più complete. Tutto in lei, la sua taglia, la sua aria civettuola, il suo viso insensibile, i suoi occhi distanti, la sua bocca graziosa giustificano la scelta dei registi che hanno trovato in lei la giustificazione perfetta, l’ideale del modello di vamp imposto al cinema”. Per concludere la ricostruzione, manca solo l’inizio, le sue origini altoatesine. Edith Méra le descrisse in un’intervista rilasciata a “La Liberté” del 27 gennaio 1935, un mese prima della sua morte: “Il mio primo pseudonimo era Mérane. L’avevo scelto perché è a Merano che venni concepita, ma un’artista Geneviève Mérane, che aveva già questo cognome, mi chiese di cambiarlo e io l’ho accontentata, accorciando il cognome”.

Autore: Massimiliano Boschi

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