L’Archivio Storico della città di Bolzano è un punto di riferimento irrinunciabile per tutti coloro che desiderano conoscere il percorso che attraverso i secoli ha portato il capoluogo alla sua fisionomia attuale, urbanistica, culturale e sociale. Ne abbiamo parlato con la direttrice, cogliendo l’occasione per presentare anche due mostre sul lager di Via Resia, attive presso il Museo Civico.
// Di Caterina Longo
Carla Giacomozzi è responsabile dell’Archivio Storico del Comune di Bolzano, che cura insieme ad Aaron Ceolan. Sulla scia di una formazione da archeologa con studi a Pavia, Giacomozzi dalla metà degli anni ‘90 ha iniziato un profondo lavoro di ricerca per portare alla luce la storia del Lager di Bolzano e le mille altre vicende legate a quelle pagine di storia cittadina, nazionale e mondiale. La chiacchierata inizia parlando dell’Archivio, che si trova sotto i portici – in quella che è stata l’antica (bellissima) “sede del municipio di Bolzano, fino al 1907”- ci racconta.
L’INTERVISTA
Cosa si trova nell’Archivio Storico? Conserviamo, innanzitutto, il patrimonio archivistico e storico che riguarda l’amministrazione comunale – documenti, ma anche fondi fotografici, come quello relativo ai lavori pubblici. Ma non solo: riceviamo anche donazioni di fondi privati, come ad esempio quello di Franz Thaler che ci è stato donato l’anno dopo la sua morte, nel 2016 (sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, dove era stato deportato per diserzione nel 1944, in vita Thaler si è distinto come limpido e coraggioso testimone, ndr). Custodiamo poi i documenti, i libri e la documentazione fotografica della Fondazione Rasmo-Zallinger. Si tratta di un patrimonio molto vasto: siamo al lavoro per riordinarlo, parliamo di 14 mila volumi di storia dell’arte e 70 mila documenti fotografici sui monumenti del territorio. Quando il lavoro sarà terminato sarà un archivio immenso, una fonte ineguagliabile per lo studio della storia dell’arte del nostro territorio.
E qual è il documento più antico che custodite? Un contratto di vendita per una cantina del 1223 (sorride) – un documento in cui in qualche modo c’entra il vino.
Negli anni l’Archivio Storico si è distinto a livello internazionale per un lungo e approfondito lavoro di ricerca sul Lager di Bolzano, prima pressoché sconosciuto. Come è iniziato? Quando ho cominciato nel 1995 non c’era nulla…
Ma perché, prima il Lager non era stato un tema? La memoria è un lusso. Ci si arriva quando si è tranquilli. Preciso però che non abbiamo seguito quello che chiamo il “filo del sangue”; le torture, gli aspetti macabri. Non mi interessava la lettura politica o politicizzante, ma volevo portare alla luce una parte della storia della nostra città.
E come si è svolto questo immenso lavoro? L’ANPI (Associazione nazionale partigiani) di Bolzano e la Comunità Ebraica di Merano sono stati i primi referenti locali a cui chiesi aiuto, a metà degli anni ‘90, per il reperimento delle informazioni sul Lager. Sono partita dalle persone, dai testimoni dell’epoca: grazie alla collaborazione con l’ANED (Associazione nazionale ex-deportati nei campi nazisti) di Milano e in particolare al loro ricercatore Italo Tibaldi (ex deportato) abbiamo ricostruito un elenco di circa 1000 nomi di persone che erano passate per il Lager. A questi nomi abbiamo quindi inviato una copia del libro “L’Ombra del Buio” con busta già affrancata e – con il nostro indirizzo – un questionario da compilare.
Avete avuto risposte? Sì, in circa 500 ci hanno risposto. Da qui è partito anche un progetto di video interviste. Da questo primo passo, a cascata, sono stati gettati dei fili che ancora oggi, dopo 28 anni, non smettono di portarci a nuove storie, nuovi dettagli. E che continuano a toccarmi, sempre.
In una recente intervista ha detto che l’aspetto principale del suo lavoro è l’ascolto. Cosa “raccontano” quelle che alla gente comune sembrano solo delle carte? Nel corso di questi anni di lavoro, se stai ad ascoltare, i messaggi arrivano. Sono tante le storie che sono arrivate a noi, storie legate alla città, storie delle famiglie e del lager. Storie che diventano un punto di dialogo potente con il territorio. La cosa bella è che la memoria è di tutti e questo è diventano un progetto di comunità.
LE MOSTRE
Nell’ambito degli appuntamenti di “Bolzano Città della Memoria 2022” il Museo Civico di Bolzano ospita la mostra “Volti nel Lager” con disegni e ritratti realizzati da Armando Maltagliati nei Lager nazisti di Fossoli, Carpi e Bolzano (in collaborazione con ANPI e ANED). La mostra “Il Lager in Città”, a cura dell’Archivio Storico, presenta invece fotografie, documenti originali e oggetti legati alla storia del Lager nazista di transito di Bolzano. Situato nell’odierna via Resia (civico 80), il Lager fu in funzione dall’estate 1944 al 3 maggio 1945 e vi furono deportate, secondo le fonti, almeno 11.000 persone. Del Lager rimane oggi come unico manufatto originario il muro di cinta. Sono tanti i destini e le storie toccanti che si scoprono nella mostra attraverso lettere e reperti, come ad esempio la tuta indossata durante la sua permanenza al Lager di Bolzano da Alfredo Caloisi di San Donato Milanese, deportato politico. Inoltre sono a disposizione del pubblico gratuitamente le mappe sui “I luoghi della memoria” per scoprire autonomamente le storie dietro le pietre d’inciampo in città, ma anche i luoghi e fatti del 3 maggio 1945.
Autrice: Caterina Longo
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