Come nel resto d’Italia, anche in Alto Adige gli studenti e le studentesse di ogni ordine e grado hanno concluso il 2021 con la scuola in presenza. Tra gioie e dolori, abbiamo analizzato quest’ultimo periodo con Daniela Höller, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Provincia di Bolzano.
Dottoressa Höller, l’anno scolastico è iniziato con quattro mesi di scuola in presenza, un dato positivo… ma com’è stato percepito questo periodo da studenti e famiglie?
Bisogna innanzi tutto ricordarsi del ruolo centrale che la scuola ha sul percorso formativo e di crescita di ogni singolo studente: il valore del ‘gruppo’ è importante per tutti, specie per i bambini, e gli sviluppi che si porta con sé non sono attuabili con le scuole chiuse.
La scuola in presenza ha garantito un costante confronto con gli studenti, ma è sempre stata accompagnata da sentimenti di incertezza e insicurezza dettati dalla possibilità di un ritorno in DaD completo o parziale, dovuto da casi di positività in classe. In questo nuovo anno bisogna ricordarsi che la scuola in presenza è una risorsa per tutti, permette anche di prevenire e monitorare situazioni famigliare complesse conseguenti alla situazione pandemica
Si parla spesso, ma non abbastanza, di abbandono scolastico e salute mentale, cosa si può fare nel piccolo per migliorare questi fenomeni?
Temo che siano sempre di più gli adolescenti che si ritirano socialmente. Sono numerosi anche gli studenti affetti da stress e ansia da prestazione, anche nel nostro ufficio giungono lamentele riguardanti la pressione dovuta da verifiche e interrogazioni a scuola.
All’inizio della pandemia, nel 2020, abbiamo fatto un progetto con i bambini chiedendo loro come stavano; i risultati mostrano quanta voglia di ritornare ad aggregarsi e voglia di fare avevano. Questo per dire che manca spesso un dialogo aperto con i bambini e gli adolescenti, bisogna parlare con loro e chiedere a loro quali siano i problemi che più sentono vicini. Per il resto è compito di tutti noi garantire una formazione e un’istruzione completa e in presenza, e per far ciò serve responsabilità da parte degli adulti. Serve anche rispettare le misure di prevenzione da Covid-19 dando così anche l’esempio ai più piccoli. E – naturalmente – serve mantenere aperta la scuola.
Propositi per questo nuovo anno in tema infanzia e adolescenza?
L’Unione Europea ha voluto dedicare il 2022 alla gioventù, questo è sicuramente un dato positivo, ma bisogna stare attenti: queste iniziative vanno bene, ma non devono rimanere cose astratte e, anzi, devono trovare in fretta un’applicazione concreta. La chiave dev’essere la parola ‘partecipazione’, i progetti che si portano avanti devono essere coinvolgenti e interessanti per i giovani e, perché no, magari devono partire proprio da loro. Esistono delle leggi provinciali che sanciscono tutto questo e sono applicabili anche nel piccolo, ad esempio a livello comunale. La partecipazione dei giovani non è una scelta, è una risorsa che dev’essere applicata.
Autore: Andrea Dalla Serra