Schiavon, un vulcano di energia gentile

Attualità | 22/9/2022

Giancarlo Schiavon è un vulcano di energie: maresciallo dei Carabinieri in pensione, presidente del Centro Don Bosco di Laives, è impegnato senza sosta in mille attività di volontariato con giovani e meno giovani. Ovvero quelli che lui non chiama mai anziani, ma “le mie ragazze e i miei ragazzi” e che sa coinvolgere con un entusiasmo irresistibile, al ritmo di musica, come insegnante di ballo liscio, balli di gruppo e disco fox.

Lo incontriamo per un caffè al volo tra un impegno e l’altro. Nonostante l’energia – e ne ha da vendere- Schiavon è una di quelle poche persone ancora capaci di fermarsi e guardare negli occhi l’interlocutore, capaci insomma di capire  al volo chi hanno davanti.

Da dove viene tutta questa energia?

Dalle persone con cui mi trovo a collaborare, dal fare le cose insieme e dal condividere le emozioni: quando vedi un sorriso, la gioia per un momento inaspettato, una battuta… tutti abbiamo energia ma a volte ce ne dimentichiamo. È vero che sul divano ci riposiamo, ma le batterie si ricaricano alzandoci, muovendosi…

Insomma, una passione per gli altri, per le persone…

Il volontariato non ti stanca mai ed è mosso dalla stessa spinta verso l’aiutare gli altri che avevo nella mia professione come carabiniere.

Certo nonostante la pensione lei è giovanissimo.

Pochi anni fa ho scoperto quasi per caso che potevo andare in pensione perché ho iniziato a lavorare che non avevo ancora 14 anni. Alla fine delle scuole medie volevo iniziare a studiare da geometra, ma una sera mia madre mi ha detto che la famiglia aveva bisogno… e quindi ho lavorato in una falegnameria e nel frattempo mi sono iscritto alla scuola serale per geometri.

Ma la pensione non significa certo riposo per lei!

No, avevo un sacco di progetti in mente e ho iniziato offrendomi volontario al Don Bosco per dare lezioni di ballo agli anziani. Facevo parte del direttivo quando purtroppo è venuto a mancare il Presidente Giovannini nel marzo scorso e quando mi è stato chiesto di mettermi ulteriormente in gioco non mi sono tirato indietro.

E come va al Centro Don Bosco ?

Viene dagli anni non facili dalla pandemia: il centro vive di attività e se non si possono fare soffre… è un po’ come togliere la corrente ad un negozio che vende lampadari.

Cosa si aspetta per il futuro, per il Don Bosco?

Aprirci il più possibile, anche alle altre associazioni, ad esempio mettendo a disposizione i nostri spazi a chi fa attività sociali, in linea con lo statuto. Ad esempio stiamo aiutando una compagnia teatrale a cui stanno ristrutturando la palestra in cui provava; a breve ripartiamo con un corso di taglio e cucito, e altro ancora.

Ma è attivo nel volontariato anche  oltre Laives…

Si, oltre al Don Bosco e al circolo di Pineta di Laives, quest’estate ho portato musica e balli anche al parco Mignone a Bolzano. La prima volta eravamo una ventina di persone, poi appena partiva la musica si avvicinava altra gente, anche bambini, e siamo arrivati ad essere una cinquantina. Uscire, ballare insieme aiuta a sentirsi parte di qualcosa e toglierci dall’isolamento forzato e comodo di questi anni.

Lei lavora anche a contatto con i giovani, come li trova? 

Non sono poi tanto diversi dai ragazzi di ieri, hanno solo un mezzo più veloce per comunicare tra di loro eppure perdono il valore della comunicazione. Hanno a disposizione delle potenzialità incredibili, ma ne sfruttano pochissime. Noi dovremmo fermarci di più ad ascoltarli ma senza imporci né giudicare, aspettare che siano loro ad avvicinarsi. E lasciamoli sbagliare, non dico non andarli a ripescare se sono sull’orlo del burrone, ma qualche semplice caduta a terra…  non fa male

Lei sembra molto accogliente, ma c’è qualcosa che la fa spazientire? 

La mancanza di rispetto! Verso gli altri, ma anche verso se stessi. Non riesco a voler bene a chi non si vuole bene; vorrei che ogni persona tenesse a mente quanto vale:  tu ci sei, sei questa terra e ti devi voler bene.

Autrice: Caterina Longo

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