Dopo il successo dell’incontro a Bolzano, l’AIDO lancia la proposta di una seri di incontri con gli impiegati delle anagrafi in diversi comuni della Bassa atesina. È infatti proprio nel momento del rinnovo della carta d’identità che possiamo decidere se diventare donatori. Una decisione che può salvare una vita, ma che spesso porta con sé anche dubbi e domande, anche molto specifiche, a cui è importante saper rispondere in maniera corretta.
Un sì che può salvare una vita: è quello che ognuno può dire dando il proprio assenso alla donazione di organi.
Come noto, una legge statale prevede che il consenso (ma anche il diniego) venga dato al momento di rinnovare la carta d’identità. Gli impiegati addetti si trovano quindi spesso a dover rispondere a domande particolari su un tema delicato e complesso come la donazione degli organi.
L’AIDO di Bolzano ha quindi proposto una serie di incontri informativi con gli impiegati degli uffici anagrafe di diversi comuni della Bassa Atesina.
L’iniziativa si è già svolta nel Comune di Bolzano ed ha riscontrato un ottimo successo.
“Le anagrafi sono un fronte importatissimo nella raccolta di iscrizioni e donazione perché avvicinano molta più gente di noi”, ci ha raccontato il presidente di AIDO Bolzano, Gianfranco Maffei. “Durante gli incontri proviamo a dare risposta a quelle domande, anche molto specifiche, che i cittadini rivolgono agli impiegati. Il nostro obiettivo non è convincere a tutti i costi a donare, ma dare risposte corrette.
Spesso sulla donazione ci sono idee viziate da una non corretta conoscenza del problema. Con questa iniziativa vogliamo affrontare, in un clima informale, tutti i dubbi e gli interrogativi, anche quelli che magari una persona si vergogna ad esternare perché teme di sembrare sciocca”, continua Maffei.
E i dubbi non mancano. Molti pensano che si possa donare solo fino ad una certa età, cosa assolutamente non corretta. Ma una delle motivazioni per cui molte persone decidono di non donare gli organi, è la paura della manipolazione del loro corpo. In realtà la procedura non è invasiva come molti si immaginano e viene seguito un protocollo molto rigoroso. Nonostante in Italia ci siano milioni di donatori, solo una minima parte potrà donare.
Per donare occorre infatti che siano soddisfatte determinate condizioni.
Tra le altre grandi paure c’è anche quella, del tutto irrazionale, che i medici possano affrettare la morte se si è donatori. In realtà quella della donazione è una macchina molto complessa che deve avvenire in tempi brevissimi; è un grande lavoro suppletivo per le equipe mediche che agiscono coinvolgendo la polizia stradale e anche l’aeronautica. Maffei ci tiene a sottolineare un ulteriore, importante aspetto: a volte si pensa che non sia possibile donare per motivi religiosi – cosa che però non è corretta e non riguarda in alcun modo le tra grandi religioni monoteiste, cristianesimo, islam ed ebraismo, che sono invece d’accordo con la donazione degli organi.
“Noi siamo abituati a pensare di donare, ma magari siamo noi un giorno ad averne bisogno… ad esempio sono tantissime (per la precisione 8.285 fino al marzo scorso) le persone in dialisi, con problemi di cuore e gli epatici in attesa”.
Per queste persone un semplice “si” può cambiare per sempre la vita, o addirittura fare la differenza tra la vita e la morte.
Autrice: Caterina Longo