“Oltre lo stigma, con parole e azioni nuove”: è stato questo il tema dell’incontro che, il 24 settembre scorso, in occasione della giornata internazionale dell’Alzheimer, è stato proposto ai cittadini dalle Sente-mente Comunità Amiche delle persone che vivono con demenza di Bronzolo e Vadena nel piazzale della scuola di Vadena. Tutti i presenti sono stati condotti a riflettere sulla potenza del linguaggio e a percepirne gli effetti sul proprio “sentire”. Le parole possono costruire muri o essere porte spalancate all’accoglienza, possono alimentare pregiudizi o diventare messaggere di possibilità. “Le parole che usiamo ogni giorno possono ferire, ma possono anche essere scialuppe in un mare in tempesta, ponti invisibili verso destini comuni” ci ricorda Eugenio Borgna, saggista e psichiatra. Le parole, come “esseri viventi”, hanno la capacità di trasformare il nostro “sentire”. Sono potenti perché se le scegliamo con accuratezza possono indurre in noi e in chi ci ascolta, un senso di benessere o viceversa, generare malumori e stress. Le parole non sono astratte e la ricerca scientifica, sempre più, sta dimostrando come esse abbiano un impatto sulla nostra biologia e, modificando la biochimica del nostro corpo, fanno si che esso produca molecole che possono farci provare sensazioni piacevoli o spiacevoli. Le parole evocano delle immagini che si traducono in emozioni che a loro volta condizionano i comportamenti.
Ti invito a pronunciare, ad alta voce, la parola DEMENTE, e pensare ad una persona che conosci che vive con questa diagnosi, e ora ascolta cosa accade dentro di te? Quali emozioni si sono messe in movimento? Parole come: demente, malattia devastante, mostro terribile, morto vivente, l’ombra di quello che era, che cosa suscitano dentro di te? Cosa provi? Non senti anche tu una sorta di irrequietezza o paura impastata con tristezza? Sono parole senza speranza che rappresentano la malattia in termini drammatici. Paolo Borzacchiello, massimo esperto di intelligenza linguistica e di interazioni umane, in un’intervista dichiara: “stiamo attenti a quello che diciamo, perché in un modo o nell’altro diventa vero, menzionare qualcosa ne rafforza la presenza. Parlare di una cosa, la fa diventare vera nel nostro cervello”. Nel momento quindi che parli di demenza utilizzando questo linguaggio, quell’idea drammatica diventa vera per te, esiste, cancellando ogni spiraglio di possibilità e spingendo la tua attenzione verso tutto ciò che la malattia porta via. Non si vuole negare la sfida che la demenza rappresenta per coloro che ne fanno esperienza diretta e per le famiglie che stanno loro accanto condividendone la vita. Difronte a questo dolore puoi imparare ad utilizzare le parole come strumento capace di aprire alla speranza. Sarà un piccolo passo per accompagnare te stesso e la persona di cui hai cura, in questa esperienza di malattia, senza farti travolgere dalle emozioni depotenzianti che un linguaggio tragico scatena. Sarà necessario prendere consapevolezza degli effetti delle parole su di te. Ascolta delle persone che dialogano tra di loro, la televisione o la radio e senti, percepisci…utilizzano parole che ti donano benessere? Allenati a riempire il tuo vocabolario di parole ricche di gentilezza, di calore, di vicinanza. Parole accoglienti che costruiscano ponti e non erigano muri e ascolta quanto ti fanno stare bene. Cambiare il linguaggio diventa quindi il primo passo in direzione di una trasformazione culturale, sia personale che sociale, al fine di restituire dignità alle persone che convivono con la malattia. Ti invito, da oggi, a sostituire la parola “demente” e utilizzare il termine “Persona che vive con la demenza”. Sembra una piccola cosa, ma aiuterai te stesso ad indirizzare l’ attenzione anziché verso la malattia, verso la persona che ancora desidera continuare ad essere vista come un essere umano e che, aldilà della diagnosi, continua a sperimentare la vita con tutto il caleidoscopio di emozioni che essa racchiude. L’incontro si è concluso con la consegna della relazione del Progetto Sente-mente® Comunità Amiche, ad entrambi i sindaci dei due comuni che erano presenti e che hanno rinnovato il loro interesse a proseguire in questa direzione con l’intento di creare all’interno dei due territori, una cultura di accoglienza e rispetto verso che vive con la demenza e le loro famiglie.
Autrice: Roberta Lenzi